Pensiero serale 06-08-2024

Giovedì scorso era la festa di sant’Alfonso e il brano del Vangelo della s. Messa raccontava la parabola della rete (Mt 13,47-50), molto simile alla parabola del zizzania. Invece, la Prima Lettura era tratta dal Libro del profeta Geremia con l’immagine della creta in mano al vasaio (Ger 18,1-6). Stasera ho pensato di offrirvi il commento di mons. Aiello, che ci aiuta a riflettere su entrambi questi brani e li collega con la vita di sant’Alfonso.

 

«L’ora del giudizio

 

Lettura

La “catechesi esperienziale” non è un’invenzione, perché la troviamo nella Bibbia: Dio conduce per mano il suo popolo, traendo dalla vita concreta esempi che aprono ad una nuova comprensione, illustrando aspetti della vita del fedele. Nella bottega del vasaio Geremìa comprende ciò che faticava a capire a tavolino. Le mani sporche di creta del vasaio che lavora al tornio, un vaso che si rompe prima di essere messo nel forno e che non sembra preoccupare l’artigiano, sono le immagini che introducono la rivelazione: come la creta nelle mani del vasaio, così è l’uomo nelle mani di Dio. Chiedo il dono della duttilità e dell’abbandono nelle Sue mani.

 

Meditazione

La scena mattutina sul lago (13,1) e il vaglio compiuto dai pescatori offrono a Gesù spunti per parlare del Regno di Dio. Tanti chiamati, pochi eletti. La rete, soprattutto quella a strascico, raccoglie ogni genere di pesci, a volte anche un vecchio scarpone o bottiglie di plastica. Viene poi il momento della cernita, il giorno del giudizio, e alcuni pesci vanno nel canestro, gli altri gettati in mare. Quando medito questa parabola non posso scinderla dalla voce e dal testo musicale di un mio compagno di Seminario, (Rino F.), che mezzo secolo fa incideva le sue canzoni per le Paoline e chiedeva al Signore in siciliano “Stu piscidieddu nu lu ittari!”. “Non rimandarmi indietro nel caos del mare e del nulla, ma tienimi con te nel canestro dei salvati”. Gesù, che racconta la parabola, se ne fa anche esegeta e anticipa: “alla fine del mondo, verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni”. Ci sarà un momento di giudizio, in cui sarò solo, come a un esame universitario dinanzi a un docente che mi interroga; come in sala operatoria, negli istanti di coscienza che precedono un intervento chirurgico. È il caso di non ridursi all’ultimo, ma di prepararsi già adesso per comparire dinnanzi al Cristo Giudice: “Recordare, Jesu pie, quod sum causa tuae viae”, fa pregare fin d’ora l’antico e stupendo inno del “Dies Irae”, dove l’anima ricorda a Gesù che è venuto nel mondo proprio per salvarla. Alfonso Maria de’ Liguori era un avvocato già affermato del foro partenopeo a soli sedici anni: si apriva per lui un futuro colmo di speranze e di gloria nel mondo, ma astuto, come tutti i santi, preferì fare l’avvocato dei poveri come moralista, consacrandosi a Dio. Le scelte importanti vanno fatte per tempo.

 

Preghiera: 

Infiamma il mio cuore, Signore Gesù, come accendesti il cuore e la vita di sant’Alfonso, per te e per i fratelli, perché i due amori non vanno mai disgiunti. Donami di considerare seriamente e serenamente il momento in cui comparirò davanti a te per presentarti i miei poveri giorni. Insieme a tanta sabbia, fa’ che ci sia qualche pepita d’oro: atti di amore gratuito, tra tanta pula che il vento disperde

 

Agire: 

Stasera farò un esame di coscienza più attento, chiedendomi: se fosse ora il momento del giudizio come mi troverebbe e mi valuterebbe Gesù?» (AIELLO ARTURO, L’ora del giudizio, in Messa meditazione 2024, luglio-agosto, pp. 244-245).

 

Il vescovo di Avellino riesce a fare collegamenti molto concreti con la vita quotidiana (esami universitari, interventi chirurgici). Io sono rimasto colpito, oltre che dalla frase in dialetto siciliano, dal versetto del “Dies irae” (di cui vi offro la traduzione in italiano: “O amorevole Gesù, ricorda che sono la ragione della tua via [dolorosa]”). Ho la vaga impressione che oggi la Chiesa preferisca parlare in modo unilaterale della misericordia, mettendo un po’ da parte il tema del giudizio finale. Non posso non ricordare quando 50 anni fa (si ricordava il secolo dalla scomparsa di Alessandro Manzoni) ebbi l’immenso dono di ascoltare la “Messa da requiem” composta da Giuseppe Verdi proprio per commemorare la morte del grande scrittore; e ascoltare la potenza e la solennità del “Dies irae” fu un’esperienza per me incancellabile. Credo che possa farci bene riflettere sul giorno del giudizio. Se lo facessimo anche a livello educativo, sarebbe bene impostato il tema della vocazione (i genitori dovrebbero pensarci seriamente). 

In particolare sono stupende due frasi del Vescovo di Avellino: “Le scelte importanti vanno fatte per tempo” e “Chiedo il dono della duttilità e dell’abbandono nelle Sue mani”.