Non conosco l’autore della preghiera, che vi spedisco stasera. È comunque molto ricca e ci può aiutare a verificare l’orientamento della nostra esistenza.
«Madre della speranza, sostieni la nostra preghiera con la roccia della tua fede e guidala con l’intraprendenza della tua carità. Ricordaci però che lo scopo della vita non è risolvere i nostri problemi, ma essere trovati con Cristo nelle cose del Padre. Spesso ci illudiamo di volere cose che non servono, leghiamo la nostra felicità al raggiungimento di obiettivi insignificanti, invece di pensare alle cose di lassù, le sole che ci appartengono davvero, perché abbiamo il diritto dei figli. Quando preghiamo, mettiti accanto a noi e suggerisci le parole da dire. Chiedi tu stessa per noi sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza. E se ci sembra di non farcela più, se abbiamo voglia di abbassare le braccia, come Mosè sul monte, manda qualcuno che abbia bisogno di noi e ci costringa a pregare senza mai stancarci».
Questa preghiera implicitamente si collega con vari passi biblici. Ne ho individuati alcuni e ve li segnalo. Così chi è interessato li può meditare e appunto confrontare con le parole con cui abbiamo pregato: Lc 2,49; Col 3,1-2; Col 3,12; Es 17,8-12.
Una preghiera, per essere davvero cristiana, non può non essere illuminata, oltre che dalla Sacra Scrittura, anzitutto dallo Spirito Santo. Sappiamo che la sapienza è uno dei sette doni dello Spirito Santo. Ecco, questa preghiera è davvero espressione della vera sapienza e, in quanto tale, ci aiuta a capire cosa conta davvero e cosa, invece, è superfluo o addirittura dannoso.
Ogni impegno educativo, per essere serio, deve tener presente questo principio.
Tutti, anche se per vie diverse, cerchiamo la felicità. Temo che tanti, lungo la strada, perdono la speranza di raggiungerla. Auguro a me e a voi di non dimenticare mai che la speranza e la preghiera viaggiano insieme, come l’amore vero e la felicità sono uniti in modo indissolubile.
Non ho mai incontrato una persona ricca di Amore che sia triste e neanche un egoista che sia felice.
Infine, è bellissima e verissima l’ultima frase. Ogni giorno incontro qualcuno che mi “costringe” a pregare. Così ricordo quella frase-capolavoro di papa Wojtyla:
«La preghiera […] in un certo senso, “crea” il sacerdote, specialmente come pastore. E allo stesso tempo ogni sacerdote “crea se stesso” costantemente grazie alla preghiera» (S. GIOVANNI PAOLO II, Discorso ai partecipanti al simposio internazionale promosso dalla Congregazione per il clero nel XXX anniversario del decreto conciliare “Presbyterorum ordinis”, 27-10-1995).