Pensiero serale 05-01-2025

Stasera vi consegno uno scritto molto particolare: un brano tratto dal “Pensiero alla morte” di Paolo VI. Non mi sento in grado di presentare né di commentare un documento di così alto livello. Molto spesso quando mi sono trovato a leggere gli scritti di papa Montini sono rimasto davvero senza fiato, nella totale incapacità di commentare e di riassumere. Perciò lascio questo documento alla vostra meditazione.

«Prego pertanto il Signore che mi dia grazia di fare della mia prossima morte dono d’amore alla Chiesa. Potrei dire che sempre l’ho amata; fu il suo amore che mi trasse fuori dal mio gretto e selvatico egoismo e mi avviò al suo servizio; e che per essa, non per altro, mi pare d’aver vissuto. Ma vorrei che la Chiesa lo sapesse; e che io avessi la forza di dirglielo, come una confidenza del cuore, che solo all’estremo momento della vita si ha il coraggio di fare.
Vorrei finalmente comprenderla tutta nella sua storia, nel suo disegno divino, nel suo destino finale, nella sua complessa, totale e unitaria composizione, nella sua umana e imperfetta consistenza, nelle sue sciagure e nelle sue sofferenze, nelle debolezze e nelle miserie di tanti suoi figli, nei suoi aspetti meno simpatici, e nel suo sforzo perenne di fedeltà, di amore, di perfezione e di carità. Corpo mistico di Cristo.
Vorrei abbracciarla, salutarla, amarla, in ogni essere che la compone, in ogni Vescovo e sacerdote che la assiste e la guida, in ogni anima che la vive e la illustra; benedirla. Anche perché non la lascio, non esco da lei, ma più e meglio con essa mi unisco e mi confondo: la morte è un progresso nella comunione dei Santi» (SAN PAOLO VI, Pensiero alla morte).

Del “Pensiero alla morte” di papa Paolo VI è stato scritto quanto segue:

«Uno dei testi più suggestivi di Giovanni Battista Montini, non è stato scritto, come comunemente si pensa, alla fine del Pontificato. […] Composto probabilmente tra il marzo 1965 e il febbraio 1966, cioè nei primi anni del suo pontificato, “Pensiero alla morte” continua a suscitare l’interesse di storici e teologi. Il titolo, scrive lo storico Claudio Stercal che ne ha curato la pubblicazione, non deve trarre in inganno: il testo non è uno scritto “sulla” morte, ma “in vista della” morte, cioè nella prospettiva della sua imminenza e ineluttabilità, ed è una delle riflessioni più mature e affascinanti, scritte sino ad oggi, sul senso della vita».

Io penso che solo chi ha colto davvero il senso della vita, poi sa porsi dinanzi alla morte (propria e altrui). Di papa Montini – tra le altre cose – mi hanno sempre colpito l’umiltà e l’immenso amore per la Chiesa. Ognuno, cominciando da me, può fare un buon esame di coscienza.