Pensiero serale 04-12-2024

Stasera vi porgo una riflessione donataci da un frate domenicano francese vissuto nel secolo scorso. Fece esperienze in un certo senso estreme: lavorò come scaricatore nel porto di Marsiglia, trascorse lunghi periodi in monasteri di clausura, predicò gli Esercizi a Paolo VI e alla Curia romana nel 1970.

 

«Raramente la prima risposta al richiamo di Dio è difficile. La difficoltà viene più tardi, quando gli errori, le stanchezze, le sconfitte e l’usura hanno invaso l’anima dell`apostolo. Si era partiti in picchiata: “Vi farò vedere io come si fa. Loro, i vecchi, non ci hanno capito nulla”; ma un giorno, come il profeta Elia, ci si sorprende a mormorare: “Ora basta, Signore, prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri” (1 Re 19,4). Avviene all’apostolo come al profeta: la sua vera risposta, il suo vero impegno giungono soltanto in un secondo tempo.

Invece di essere una contro-indicazione, la prova della scoperta cocente della propria incapacità fondamentale costituisce il vero punto di partenza: prima non era che un galoppo di prova, il cui aspetto brillante ne nascondeva la fragilità. Dio ha il suo metodo: raramente cambia (cfr. Es 3-4). Per gli apostoli è di capitale importanza cogliere la necessità di tale purificazione: Dio accende in noi una fiamma, ma prima bisogna che essa consumi la nostra parte più umana, le nostre attrattive, la nostra natura, le nostre inclinazioni. Non certo perché la nostra natura e l’inclinazione delle nostre attitudini siano cattive! Dio sceglie i suoi servitori e li qualifica al suo servizio, ma bisogna che tutto ciò sparisca in un’alchimia misteriosa, fino ad avere come unico movente la chiamata di Dio, che invia il suo testimone (JACQUES LOEW, Comme s’il voyait l’invisible, Paris 1954, 29 ss.).

 

Penso che sia molto importante il pensiero di padre Loew. Partire in un certo senso è facile, può essere anche gratificante farsi portare dai primi entusiasmi. Ciò che conta è la perseveranza, la fedeltà, il saper vivere i momenti (o decenni!) bui, continuare a fidarsi sempre di Dio, non scandalizzarsi mai per i limiti propri e altrui, mai pretendere di rinchiudere Dio nei propri schemi limitati. È anche il messaggio del Vangelo della s. Messa di oggi (Mt 15,29-37). Io ho poche risorse (i sette pani), ma ho la generosità e la fiducia di offrirli a Dio? Anzi, so offrire me stesso a Gesù?

Vi do un ultimo spunto: penso che sia molto interessante il titolo del libro da cui è tratta questa meditazione!