Stasera vi do una riflessione su san Francesco alla luce delle letture della s. Messa di oggi. Sono numerosi gli spunti per la verifica. Auguro a me e ciascuno di voi di progredire nella mitezza, nell’umiltà, nella piccolezza.
«Dolcezza e leggerezza
Lettura
La lode di Gesù nei confronti del Padre è anche un ringraziamento col quale accetta il disegno di salvezza per tutta l’umanità. Le “cose” rivelate si riferiscono ai misteri del Regno che Gesù attuerà attraverso i suoi prodigi e le sue parole. La lode fa scaturire una conoscenza intima della volontà del Padre, data da un rapporto d’amore con Lui. L’invito a imparare dal Maestro presuppone due caratteristiche fondamentali: la mitezza e l’umiltà, virtù di chi vive la libertà interiore e non si sente autosufficiente.
Meditazione
In questa preghiera di Gesù troviamo tutta la sapienza del Vangelo. Sapienza coerente con tutta la storia della salvezza: la presenza del Padre è in tutto ciò che si manifesta come semplice e piccolo. Piccolo come Abramo di fronte alle stelle del cielo e alla sabbia del mare. Piccolo come Mosè dinanzi all’immensità dell’Egitto e alla prepotenza del faraone; e come Davide di fronte al filisteo Golia. Piccola come Maria nell’immensità del Mistero dell’incarnazione del Verbo nel suo grembo. Piccolo come Francesco d’Assisi, di cui oggi facciamo memoria. Piccolo come chi è sollecito verso i nostri fratelli e sorelle: anche noi siamo chiamati ad essere “santi della porta accanto”. La piccolezza in questa preghiera si evidenzia con la gratitudine di chi sa riconoscere la misericordia del Padre, che si china sui piccoli e ne intravede la bellezza. Il primo a sentirsi piccolo è proprio Gesù stesso, perché manifesta la presenza di Dio attraverso la sua umanità paziente, che sa correggere, che sa intravedere i bisogni dell’altro, che indica il bene. Una umanità che non giudica, non usa violenza, non fa mai sentire l’altro inadeguato. Il giogo posto sugli animali serviva ad arare la terra e a renderla ancora viva e fertile; su di noi quel giogo serve a ravvivare la nostra vita, a scavare per ritrovare la mitezza e purità del cuore che il tempo, le circostanze, le delusioni hanno sepolto e nascosto. Scavare per spogliarci di tutto ciò che è diventato un peso nella nostra esistenza. Un giogo, il Vangelo, che è dolce e leggero e, in più, che rende tutto più lieve, come la terra quando viene arata. Facciamo esperienza di questo giogo, che ci porta alla risurrezione passando attraverso la croce. Pur sembrando pesante, la croce è pur sempre il luogo dal quale sono scaturite parole di perdono, di amore, di accoglienza e di affidamento.
Preghiera:
Dio onnipotente, purifica l’anima mia perché, illuminato dalla luce dello Spirito Santo e acceso dal suo fuoco, possa seguire l’esempio del Figlio tuo e nostro Signore, Gesù Cristo. Donami di giungere, per tua sola grazia, a te, altissimo e onnipotente Dio, che vivi nella gloria, in perfetta trinità e in semplice unità, per i secoli eterni. Amen (san Francesco d’Assisi).
Agire:
Ringrazierò il buon Dio per il dono della vita, e farò, nei confronti di un fratello o di una sorella, un gesto semplice che esprima l’Amore di Dio nei confronti di tutti» (TACCARDI RICCARDO, Dolcezza e leggerezza, in Messa meditazione 2024, settembre-ottobre, pp. 257-258).