Se domenica scorsa abbiamo contemplato e adorato l’Eucaristia, non possiamo non confrontarci con l’importanza del perdono, anche alla luce di Mt 5,23-24.
Nei giorni scorsi ho letto questa riflessione.
«Perdonare è indispensabile se non si vuole coabitare con un peso opprimente sul cuore. La preghiera allora può essere di grande aiuto, non perché faccia svanire il dolore ma in quanto insegna a vedere il mondo con gli occhi di Dio, a sentire che il suo amore di Padre abbraccia la nostra vita, in modo particolare quando tutto ci sembra vuoto, buio e senza senso» (RICCARDO MACCIONI, Lunedì dello spirito. Riuscire a perdonare cambia la nostra vita. E il mondo, in Avvenire, 3 giugno 2024).
Ecco ciò che ha scritto frère Roger Schutz (1915-2005) il fondatore della comunità monastica ecumenica di Taizé.
«La preghiera è un tesoro del Vangelo, apre una strada che porta ad amare e perdonare. Il perdono può cambiare il nostro cuore e la nostra vita: si allontanano allora le severità, le durezze di giudizio, per lasciar posto alla bontà e alla benevolenza del cuore. Ed eccoci capaci di comprendere più che di essere compresi. Chi vive del perdono riesce ad attraversare le situazioni indurite proprio come l’acqua del ruscello che, all’inizio della primavera, si scava un passaggio attraverso la terra ancora gelata. Per quanto ci sentiamo sprovvisti, una delle urgenze oggi è mettere comprensione laddove ci sono contrasti. Bastano certi ricordi del passato per mantenere le distanze tra le persone come anche fra le nazioni. Niente è più tenace della memoria di ferite e umiliazioni. Cercare instancabilmente di perdonare e di riconciliarsi apre a un futuro inatteso. E ciò che è vero per ogni persona, lo è anche in quel mistero di comunione che è il Corpo di Cristo, la sua Chiesa».