La Prima Lettura della s. Messa di oggi (Ez 47,1-9.12) obiettivamente non è molto facile. Anche perciò ritengo prezioso il commento donatoci da padre Vanhoye. Come sempre, il consiglio che vi do – ovviamente – è anzitutto di pregare, di leggere più volte il brano biblico e solo dopo è bene soffermarsi sul commento del biblista. Infine, occorre applicare tutto ciò alla propria vita, nella piena docilità al Signore e con la guida e i suggerimenti dello Spirito Santo.«Oggi riflettiamo sulla prima lettura, molto suggestiva. Anche il brano evangelico parla di acqua che guarisce e ci fa capire che Gesù è colui che dona la guarigione, e l’acqua è solo un simbolo della grazia del Signore.Ezechiele ci parla di una visione di un nuovo tempio, dal lato del quale vede scaturire un’acqua meravigliosa, che porta salute, vita e fecondità. I Padri della Chiesa hanno riconosciuto in questo tempio il vero tempio, che è Gesù. Infatti, è dalla ferita sul lato destro del costato di Gesù che uscirono sangue e acqua (cf. Gv 19,34).Nella sua visione, Ezechiele contempla il tempio e l’acqua che scaturisce. Essa scorre verso il Mar Morto, che si trova a 20 chilometri di distanza, sulla stessa latitudine di Gerusalemme, ma non alla stessa altezza (il Mar Morto infatti si trova circa mille metri più in basso, e quindi l’acqua può scendere verso di esso). Anche nel Mar Morto c’è acqua, ma è un’acqua – come dice appunto il nome del lago – “morta”, che non ha in sé la vita, perché è troppo salata. Invece, l’acqua che scende dal tempio è acqua buona, purissima ed è capace di risanare l’acqua del Mar Morto. L’angelo della visione dice al profeta: “Queste acque scorrono verso la regione orientale, scendono nell’Araba ed entrano nel mare: sfociate nel mare ne risanano le acque. Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il torrente, vivrà: il pesce vi sarà abbondantissimo, perché dove giungono quelle acque, risanano, e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà”.Questo è un simbolo della trasformazione che la grazia di Dio opera in noi e nelle nostre comunità. Dobbiamo riconoscere che anche in noi e nelle nostre comunità c’è un “Mar Morto”, cioè uno spazio di amarezza, di opposizioni, di egoismo, che rende difficili i rapporti con Dio e tra di noi, rende sterile l’apostolato, e che solo la grazia di Dio può trasformare.Nella visione di Ezechiele, l’acqua che scende dal tempio all’inizio è una minima sorgente, poi diventa un torrente sempre più abbondante. Così, anche per noi l’acqua del Battesimo – che è ben poca cosa! – diventa capace di trasformare tutto nella nostra vita, se abbiamo fede, se apriamo il nostro cuore al Signore.Ci avviciniamo a Pasqua, e il Battesimo che rivivremo nella notte di Pasqua è partecipazione al mistero della morte di risurrezione di Gesù. L’acqua battesimale è il simbolo dell’azione di Cristo morto e risorto, che ci dà una vita nuova, ci purifica ad ogni peccato e ci dona la fecondità della vita cristiana. Dobbiamo essere nella gioia, sapendo che nel corso di tutta la nostra esistenza possiamo attingere dalle acque della salvezza; che, se abbiamo sete, possiamo dissetarci in esse; anzi, che esse diventano in noi che crediamo “una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna” (Gv 4,14; cfr. Gv 7,37-38)» (VANHOYE ALBERT, Il pane quotidiano della Parola, volume I – Tempi forti, Edizioni AdP, Roma 2014, pp. 123-124).Mi colpiscono tre verbi: trasformare, attingere, dissetarci. Prego per ciascuno di voi perché il Signore vi doni di aprire sempre meglio il cuore alla Sua azione.