Pensiero serale 03-03-2025

Oggi torno a proporvi il commento di Vanhoye al Vangelo del giorno (Mc 10,17-27). Stavolta si tratta di un episodio cui tengo molto (ne parlo più volte nel Manuale: nel cap. III §2, ma anche in altri luoghi: basta consultare attentamente l’indice biblico). È soprattutto un passo molto caro a san Giovanni Paolo II (ne parla in modo molto approfondito nella Lettera rivolta ai giovani nel 1985: la “Parati semper”, e poi nella “Veritatis splendor”). Ecco la riflessione del Cardinale.

«Nel Vangelo, un uomo ricco, che desidera entrare nel regno dei cieli, va da Gesù e gli chiede di indicargli la via. Così dimostra di avere buone disposizioni. Gesù gli ricorda la necessità di osservare i comandamenti di Dio; e dalla risposta dell’uomo ci rendiamo conto che egli non soltanto ha ascoltato Dio, ma ha anche messo in pratica le sue leggi, e quindi è già sulla strada del Regno.
Per questo Gesù ora gli propone un passo ulteriore: “Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!”.
Ma a questo punto il cammino di quella persona si arresta: “A queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni”. A quell’uomo sembra impossibile lasciare ciò che ha per ricevere ciò che Gesù gli offre. Egli manca di fede e non sa più ascoltare la parola di Gesù, non sa riconoscere che la parola di Gesù è una parola di amore. Infatti, come dice l’evangelista Marco, “Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: Una sola cosa ti manca…”.
Gesù dice questa parola a quell’uomo non per impoverirlo, né per severità, ma per affetto, perché lo ama e vuole renderlo veramente ricco. Gli vuol far aprire gli occhi e gli vuol far capire che la sua ricchezza in realtà è una mancanza: “Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai [cioè, renditi libero] e dallo ai poveri. Allora sarai ricco, perché, quando avrai dato tutto, avrai un tesoro in cielo. E vieni! Seguimi!”.
La proposta di Gesù è quella di entrare già ora nel Regno, di avere già ora un tesoro in cielo e, soprattutto, di entrare in comunione con lui: “Vieni! Seguimi!”. Ma la ricchezza impedisce a quell’uomo di accogliere tale proposta: essa è come un peso che rallenta il suo passo, lo ostacola.
Dobbiamo tenere sempre presente questo insegnamento, perché spesso è la nostra “ricchezza” che ci impedisce di progredire, di avere una fede totale in Gesù, di capire che la sua proposta è sempre una proposta di amore. La nostra “ricchezza” non è fatta necessariamente solo di beni materiali, ma anche di beni spirituali- le nostre qualità, le nostre doti intellettuali- e di cose a cui siamo legati – letture, passatempi, spettacoli e così via -, che ci impediscono di essere disponibili ad ascoltare la parola di Dio e a seguirla. Gesù ci invita a distaccarci dalla “ricchezza”, a rendere più semplice la nostra vita e a capire che la nostra vera ricchezza si trova soltanto nel seguire lui.
Ma questo distacco è difficile; perciò Gesù dice: “Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio”. Poi, accorgendosi che queste parole suscitano preoccupazione e inquietudine nei discepoli, egli stesso presenta loro il mezzo per realizzare tale ideale. Esso non consiste nelle nostre capacità, nei nostri sforzi umani, ma nell’aprirci all’azione di Dio. Gesù afferma: “Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio”.
Così siamo ricondotti al punto di partenza; tutte le difficolta che incontriamo – sia che si tratti di un ostacolo da vincere, sia di un peso da sopportare, sia di un difetto da eliminare -, noi non siamo capaci di superarle da soli, ma le superiamo con l’aiuto di Dio se abbiamo fede.
L’ultima frase del Vangelo di oggi corrisponde all’ultima frase che l’angelo dice a Maria nell’Annunciazione: “Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37). Cosi siamo invitati a imitare Maria, che, nella sua semplicità e nella sua umiltà, aderisce alla verità fondamentale espressa dall’angelo» (VANHOYE ALBERT, Il pane quotidiano della Parola, volume II – Tempo ordinario/1, Edizioni AdP, Roma 2015, pp. 141-143).

È molto strano il fatto che il Signore, a cui ovviamente non manca nulla (è Dio, è Creatore, è Onnipotente…), tuttavia è molto esigente; infatti, il Vangelo è buona notizia, ma comporta richieste davvero impegnative. Forse l’osservazione più interessante del biblista è quella in cui mostra che la ricchezza è, in un certo senso, la vera “mancanza” del protagonista di questo episodio. Penso che ognuno debba riflettere bene per individuare cosa ancora gli impedisce di seguire il Signore in modo più fedele e intenso. Mi sembra molto prezioso anche il riferimento finale alla Vergine Maria.