Ancora in riferimento a san Giovanni XXIII, stasera ho pensato di spedirvi due episodi della sua vita, verificatisi in momenti estremamente importanti: quando fu eletto papa e poco prima di morire.
Il primo episodio è del 28 ottobre1958, appunto il giorno dell’elezione.
Affacciatosi alla loggia della basilica di s. Pietro per la prima benedizione, restò abbagliato dai fari delle televisioni di tutto il mondo. Alla fine, entrato nel suo appartamento, annotò nel suo diario che a causa dei fari non era riuscito a vedere la gente. Ecco il suo commento, o meglio l’insegnamento che ne trasse per la sua vita interiore: “Non ho visto niente! Se voglio vedere gli occhi degli altri, devo tenere spenti i fari del mio orgoglio!”
Credo che a nessuno di noi capiterà mai un’esperienza simile, ma resta una grande lezione: saper discernere, anche negli episodi apparentemente più banali, quello che il Signore vuol farci capire per la nostra crescita spirituale. Conta stare sempre in ascolto di Lui e ammettere l’importanza di essere vigilanti, in costante atteggiamento di umile conversione. In altri termini, siamo agli antipodi dell’attuale tendenza all’estroflessione persistente (vedere cosa dicono e fanno gli altri, i social, le notizie varie da cui siamo bombardati ininterrottamente …)
Il secondo episodio è del 31 maggio 1963 (tre giorni prima della morte).
Il suo segretario Monsignor Loris Capovilla – come da accordo precedente – gli aveva appena detto che la morte era vicina ed era scoppiato a piangere e chiese come avrebbe fatto senza di lui, chi lo avrebbe difeso. Gli disse: “Sii umile, don Loris! Metti l’orgoglio sotto i piedi e difenditi con la carità. Tu lo sai: mi hanno tirato tanti sassi, ma non mi sono mai fermato a ricoglierne uno per ritirarlo. Fai così e Gesù ti difenderà”.