Giovedì scorso avevo fatto dei cenni al martirio. Stasera vi spedisco alcune riflessioni molto profonde di san Giovanni Paolo II su questo argomento. È bello riflettere sul martirio, anche perché oggi ricordiamo santa Maria Goretti, che preferì morire pur di essere sempre fedele al Signore, al suo Amore e alla sua legge.
«Nel martirio come affermazione dell’inviolabilità dell’ordine morale risplendono la santità della legge di Dio e insieme l’intangibilità della dignità personale dell’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio: è una dignità che non è mai permesso di svilire o di contrastare, sia pure con buone intenzioni, qualunque siano le difficoltà. Gesù ci ammonisce con la massima severità: “Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?” (Mc 8,36).
Il martirio sconfessa come illusorio e falso ogni “significato umano” che si pretendesse di attribuire, pur in condizioni “eccezionali”, all’atto in se stesso moralmente cattivo; ancor più ne rivela apertamente il vero volto: quello di una violazione dell’ “umanità” dell’uomo, prima ancora in chi lo compie che non in chi lo subisce. Il martirio è quindi anche esaltazione della perfetta “umanità” e della vera “vita” della persona» (S. GIOVANNI PAOLO II, Veritatis splendor, 92)
Papa Wojtyla ci ricorda che l’unico vero male è il peccato. Non è mai lecito commettere il peccato. È di importanza fondamentale avere le idee chiare sulla vera realizzazione dell’uomo alla luce di Gesù. Il peccato spezza la nostra unione con Dio, l’unico vero nostro tesoro.