Oggi il pellegrinaggio è continuato in modo alquanto “laico”. Nella mattinata abbiamo visitato Mont Saint Michel (abbazia benedettina edificata a partire dal X secolo, in stile romanico e gotico), mentre nel pomeriggio siamo andati nei dintorni di Omaha Beach (una delle cinque spiagge dello sbarco in Normandia), nel cimitero americano dove sono sepolti quasi 10.000 soldati americani.
Il Mont Saint-Michel è uno dei tre maggiori luoghi di culto europei intitolati a San Michele Arcangelo. La zona è famosa anche per il fenomeno dell’alta e della bassa marea e per le sabbie mobili.
Mi è impossibile raccontarvi tutto nel dettaglio, ma la cosa che più mi ha fatto riflettere e mi ha dato tanta gioia è stata ancora la bellezza sia della natura sia dell’architettura dell’abbazia.
Camminare pregando per il cimitero americano (complessivamente 70 ettari) è qualcosa che incide in profondità. Mi è parso evidente il rapporto di stridente contrasto tra i prati tenuti in modo perfetto e la distesa delle tombe. Pensavo continuamente alla prima mezz’ora del film “Salvate il soldato Ryan”.
Ho meditato sull’immensa sofferenza di tante persone e delle loro famiglie. Ovviamente ho pregato per la pace, ben sapendo l’infinita differenza tra le fragili paci “umane” e l’unica vera pace, quella che ci dona Gesù: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi” (Gv 14,27).
Un’esperienza molto bella di questi ultimi giorni è stata l’aver conosciuto padre François-Marie Léthel, un frate carmelitano francese di 75 anni, che mi ha dato una splendida impressione. Ha insegnato per 40 anni presso la Pontificia Facoltà Teologica “Teresianum” a Roma e nel 2011 è stato chiamato da Benedetto XVI a predicare gli esercizi spirituali al Papa e alla curia romana. Mi è parsa una persona molto dotta, molto ricca sia umanamente sia spiritualmente, molto umile e anche molto allegra. Infine voglio sottolineare il clima molto bello che si è creato con i circa 50 compagni di viaggio, provenienti da quasi tutte le regioni d’Italia.
Per me sono giorni estremamente ricchi, anche se alquanto faticosi. Porto con me la sofferenza delle tante persone che si affidano alla mia e alla vostra preghiera.
Stasera vi spedisco una preghiera di un autore che non conosco (comunque è un teologo francese morto 14 anni fa). La scelgo per stasera perché dinanzi ai tanti doni di Dio mi sento sempre più povero e peccatore e le seguenti parole esprimono anche umiltà e pentimento.
«Fa’ che non ti dimentichi.
Signore Gesù, quante volte mi sono dimenticato del tuo amore. Quante volte ti ho deluso con la mia aridità di cuore. Concedimi di essere felice in te, felice all’ombra del legno della croce che redime, felice dell’acqua viva che risuscita. Allora saprò che il tuo amore è fedele ed eterno. Insegnami la preghiera che spera contro ogni speranza, la preghiera che non si stanca, che canta con te la bontà del Padre, la preghiera che apre il regno di gioia, oggi domani e per l’eternità» (Pierre Griolet).