08-09-2023

Stasera ritengo opportuno sottoporre alla vostra riflessione il commento dell’allora arcivescovo di Milano, cardinale Colombo, alle parole di padre Lallemant. Egli si soffermava in particolare sull’espressione – tragica e paradossale – “Per paura di diventare infelici, restiamo sempre infelici”.

 

«È il triste epilogo di tante aspirazioni fallite, di tanti propositi mancati, di tante vite smunte e perplesse» (Giovanni Colombo, La spiritualità del p. Lallemant). L’Arcivescovo di Milano precisava che questo passo da varcare

 

«significa la volontà incrollabile, sincera, operosa di non rifiutare nulla a Dio, di stare pronti a qualunque esigenza del suo divino servizio. Significa uno sganciarsi assoluto dalla riva della caducità per entrare in Dio, completamente. Significa un dono totale e reale di sé, che meglio si direbbe un abbandono: abbandono nelle mani del Signore perché faccia di noi come più gli aggrada» (cfr. Manuale, p. 549).

 

Noi alcune volte viviamo grandi difficoltà e momenti davvero oscuri e dobbiamo affrontare la terribile tentazione di chiedere a Dio: “Perché?”. Forse ciò accade dal momento che dubitiamo, non ci fidiamo di Lui e oseremmo quasi che Egli ci dovesse rendere conto. Ebbene, oggi festeggiamo la natività della Vergine Maria. Ella nei momenti più importanti e difficili della sua vita non si chiese e non chiese a Dio: “Perché?” ma semplicemente “Come?” (cfr. Lc 1,34). È questo l’augurio che faccio a me e a voi: fidarci veramente di Dio, porci in ascolto del suo disegno, certi di ciò che afferma san Paolo (cfr. I Lettura della s. Messa di oggi): «Sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio» (Rm 8,28).