22-08-2023

Continuando a riflettere sulla fede, stasera vi spedisco un brano a cui sono particolarmente legato. L’ho citato anche lo scorso 13 giugno al termine dell’omelia durante la s. Messa celebrata per la festa di sant’Antonio nella parrocchia di don Paolo Castaldi a Battipaglia. Lessi questo brano per commentare il quarto capitolo della Lettera agli Efesini. Stasera invece vi propongo sempre le parole di papa Benedetto perché illustrano in modo superlativo la fede nel suo duplice aspetto. Infatti papa Ratzinger esalta la fede oggettiva (ci mette in guardia dagli errori oggi più diffusi, per esempio il relativismo. Mi colpiscono molto i cenni al fondamentalismo, alle “voglie” e alle “onde della moda”), ma sottolinea l’importanza anche della fede in senso soggettivo (dove parla di fede adulta e matura “profondamente radicata nell’amicizia con Cristo”).

Leggete questo brano tenete presente che è l’ultima omelia pronunciata da Ratzinger da cardinale poche ore prima di essere eletto papa. Sono parole che per me da 18 anni costituiscono un vero e proprio faro a livello spirituale e culturale. Ne parlo anche nel Manuale alle pp. 48-49 (cap. I §33) e 397-398 (cap. IX §6).

 

«Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero… La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde – gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore (cf Ef 4, 14). Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni.  Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie.  Noi, invece, abbiamo un’altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo. È lui la misura del vero umanesimo. “Adulta” non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo. È quest’amicizia che ci apre a tutto ciò che è buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità. Questa fede adulta dobbiamo maturare, a questa fede dobbiamo guidare il gregge di Cristo. Ed è questa fede – solo la fede – che crea unità e si realizza nella carità. San Paolo ci offre a questo proposito – in contrasto con le continue peripezie di coloro che sono come fanciulli sballottati dalle onde – una bella parola: fare la verità nella carità, come formula fondamentale dell’esistenza cristiana. In Cristo, coincidono verità e carità. Nella misura in cui ci avviciniamo a Cristo, anche nella nostra vita, verità e carità si fondono. La carità senza verità sarebbe cieca; la verità senza carità sarebbe come “un cembalo che tintinna” (1 Cor 13, 1)» (Joseph Ratzinger, Omelia santa Messa celebrata pro eligendo Romano Pontifice, 18 aprile 2005).

 

Vi ringrazio sempre per come siete sensibili alle mie richieste di preghiera e vi affido stasera anche una signora malata.