09-08-2023

Io penso che un buon modo di pregare e meditare sia soffermarsi a riflettere sulle caratteristiche di Dio. In genere, soprattutto in questi anni, si esalta molto la Misericordia. Io, forse per andare controcorrente, sono molto affascinato dal fatto che Dio è onnipotente. Perciò domenica scorsa sono rimasto molto colpito dal fatto che alla fine della Prima Lettura (cfr. Dn 7,14) ricorre per ben tre volte la parola “potere”, mentre la Seconda Lettura all’inizio parla della “potenza” di Gesù (cfr. 2 Pt 1,16).

Nel cammino di fede prima o poi tutti corriamo il rischio di scandalizzarci per il comportamento di Dio (soprattutto dinanzi al mistero del male, della sofferenza). Per esempio, meditando sulla vita della santa, che oggi ricordiamo, potremmo chiederci: una donna ebrea si converte al cristianesimo, diventa monaca e Dio con la sua potenza cosa fa per aiutarla? Perché non impedisce la sua tragica fine ad Auschwitz?

Perciò stasera ho pensato di spedirvi un brano meraviglioso di papa Benedetto sulla croce. Egli il 20 giugno 2010 non solo ci fece riflettere sul “portare la croce”, ma riportò un passo stupendo di santa Teresa Benedetta della Croce. Io credo che oggi si rifletta molto poco sull’unione sponsale che ogni essere umano è chiamato a realizzare col suo Signore.

 

«San Massimo il Confessore osserva che «il segno distintivo del potere del nostro Signore Gesù Cristo è la croce, che egli ha portato sulle spalle» (Ambiguum 32, PG 91, 1284 C). Infatti, «a tutti diceva: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”» (Lc 9,23). Prendere la croce significa impegnarsi per sconfiggere il peccato che intralcia il cammino verso Dio, accogliere quotidianamente la volontà del Signore, accrescere la fede soprattutto dinanzi ai problemi, alle difficoltà, alla sofferenza. La santa carmelitana Edith Stein ce lo ha testimoniato in un tempo di persecuzione. Scriveva così dal Carmelo di Colonia nel 1938: “Oggi capisco … che cosa voglia dire essere sposa del Signore nel segno della croce, benché per intero non lo si comprenderà mai, giacché è un mistero… Più si fa buio intorno a noi e più dobbiamo aprire il cuore alla luce che viene dall’alto” (La scelta di Dio. Lettere (1917-1942), Roma 1973, pp. 132-133). Anche nell’epoca attuale molti sono i cristiani nel mondo che, animati dall’amore per Dio, assumono ogni giorno la croce, sia quella delle prove quotidiane, sia quella procurata dalla barbarie umana, che talvolta richiede il coraggio dell’estremo sacrificio. Il Signore doni a ciascuno di noi di riporre sempre la nostra solida speranza in Lui, certi che, seguendolo portando la nostra croce, giungeremo con Lui alla luce della Risurrezione» (Benedetto XVI, Angelus, 20 giugno 2010).

 

Voglio concludere con un’ultima “perla”: un pensiero di un’altra grande monaca di clausura (stavolta benedettina) sempre su Edith Stein.

 

«Ebrea cattolica, lei stessa divenne olocausto in mezzo ai suoi fratelli ebrei, facendo passare i sacrifici dell’Antico Testamento nel sacrificio pasquale di Cristo» (anna maria cànopi).