Giovedì scorso alle persone a cui mando il testo per l’adorazione eucaristica parrocchiale ho donato un’omelia dedicata da papa Montini alla festa che celebriamo in questa domenica: la Trasfigurazione del Signore. Essendo un testo molto bello, ritengo opportuno darlo ancora stasera (almeno in parte) a coloro che ricevono il pensiero serale. Se per alcuni sarà una ripetizione, consiglio di cogliere l’occasione per meditarlo ancora in maniera più approfondita.
«Voi […] chi dite che sia Gesù? Chi è Gesù in se stesso? La mente corre al Catechismo. Sì, ricordo che Gesù è il Figlio di Dio fatto Uomo. Ma sappiamo noi bene che cosa ciò vuol significare? E inoltre: se Gesù è Dio fatto Uomo, la meraviglia delle meraviglie, chi Egli è per me? Che rapporto c’è tra me e Lui? Devo occuparmi di Lui? Lo incontro nel cammino della mia vita? È legato al mio destino? Non basta.
Se io domandassi appunto agli uomini del tempo nostro: chi ritenete che sia Cristo Gesù? Come lo pensate? Ditemi: chi è il Signore? Chi è questo Gesù che noi andiamo predicando da tanti secoli e che riteniamo sia ancor più necessario della nostra stessa vita l’annunciarlo alle anime? Chi è Gesù?
Alla domanda alcuni, molti, non rispondono, non sanno che dire. Esiste come una nube – e questa sì è opaca e pesante – di ignoranza che preme su tanti intelletti. Si ha una cognizione vaga del Cristo, non lo si conosce bene; si cerca, anzi, di respingerlo. Al punto che all’offerta del Signore di voler essere, per tutti, guida e maestro, si risponde di non averne bisogno, e si preferisce tenerlo lontano.
Quante volte gli uomini respingono Gesù e non lo vogliono sui loro passi, perché o non lo conoscono o, al massimo, lo temono più che identificarlo e amarlo. Non vogliono che il Signore regni su di loro; cercano in ogni modo di allontanarlo. C’è persino chi urla contro Cristo: Via! – è il grido blasfemo -, alla Croce! Lo vogliono come annullare e togliere dalla faccia della civiltà moderna; non c’è posto per Iddio, né per la religione: si affannano a cancellare il suo nome e la sua presenza. Tale il contenuto di tutto questo laicismo sfrenato che, talvolta, incalza sino alle porte delle nostre chiese e che in tanti Paesi, ancor oggi, infierisce. Non si vuole più nemmeno l’immagine di Cristo.
Ma il tristo fenomeno è degli altri. Noi che siamo qui e abbiamo questo grandissimo e dolcissimo Nome da ripetere a noi stessi; noi che siamo fedeli, noi che crediamo in Cristo: noi sappiamo bene chi è? Sapremo dirgli una parola diretta ed esatta; chiamarlo veramente per nome; chiamarlo Maestro, Pastore; invocarlo quale luce dell’anima e ripetergli: Tu sei il Salvatore? Sentire, cioè che Egli è necessario, e noi non possiamo fare a meno di Lui; è la nostra fortuna, la nostra gioia e felicità, promessa e speranza; la nostra via, verità e vita? Riusciremo a dirlo, e bene, e completamente?
Ecco il senso del Vangelo di oggi. Bisogna che gli occhi della nostra anima siano rischiarati, abbagliati da tanta luce e che la nostra anima prorompa nella esclamazione di Pietro: Come è bello stare davanti a Te, o Signore, e conoscerti!
Gesù ha due aspetti: quello ordinario, che il Vangelo presenta e la gente del tempo vedeva: un uomo vero. Ma, pur a guardarlo in questo aspetto umano, c’è qualche cosa, in Lui, di singolare, unico, caratteristico, dolce, misterioso, al punto che – come riferisce il Vangelo – coloro che hanno visto Gesù hanno dovuto confessare: nessuno è come Lui; nessuno si è espresso mai alla sua maniera. E cioè, anche naturalmente parlando – ed è la testimonianza data da coloro stessi che hanno studiato Gesù cercando di negare ciò che Egli è: il Figlio di Dio fatto Uomo – tutti devono ammettere: è unico, non c’è alcuno, nella storia di questa nostra umanità, che possa veramente paragonarsi a Lui per candore, purità, sapienza, carità, grandezza d’animo, eroismo; per capacità di arrivare ai cuori, per potenza sulle cose.
Ora quanto io vedo con gli occhi, mi dà la definizione completa del Signore? I tre Apostoli sono rimasti a fissare la visione: e hanno notato la trasparenza: nella persona di Gesù c’è un’altra vita, c’è – ricordiamolo col Catechismo – un’altra natura: oltre quella umana, la natura divina.
Gesù è un tabernacolo in moto: è l’Uomo che porta dentro di Sé l’ampiezza del Cielo; è il Figlio di Dio fatto Uomo; è il miracolo che passa sui sentieri della nostra terra. Gesù è davvero l’Unico, il Buono, il Santo. Se lo avessimo a incontrare anche noi; se fossimo così privilegiati come Pietro, Giacomo e Giovanni!
Orbene, questa fortuna figliuoli miei, l’avremo. Non sarà sensibile come nella Trasfigurazione luminosa, che ha colpito la vista e la mente degli Apostoli; ma la sua realtà sarà largita anche a noi, oggi. Occorre saper trasfigurare, mercé lo sguardo della fede, i segni con cui il Signore si presenta a noi; non per alimentare la nostra fantasia profilandoci un mito, un fantasma, l’immaginazione. No: ma per contemplare la realtà, il mistero, ciò che veramente è.
Io sono venuto qui proprio oggi, beato di poter parlare di Gesù, del quale indegnissimamente sono, su questa terra, il Vicario. Io vi dico, con la parola di Pietro, che Gesù è il Figlio di Dio fatto Uomo. Pensate a questo: lasciate che tali parole si scolpiscano nelle vostre anime. Credete alla realtà ch’esse intendono trasfondere in voi. E sappiate che non si tratta d’un suono che passa e si spegne; non di cosa esteriore, che poco interessa. Senta ognuno e ripeta: è la mia vita, è il mio destino, è la mia definizione, giacché anch’io sono cristiano, anch’io sono figlio di Dio. La Rivelazione di Gesù svela a me stesso ciò che io sono. È qui l’inizio della beatitudine, il destino soprannaturale, già ora inaugurato e attivo nel nostro essere.
Figliuoli miei – il discorso si farebbe diffuso e sempre più attraente -, accrescete nei vostri cuori la fede in Gesù Cristo; sappiate chi veramente Egli è; e pensate che il suo volto splendente è il sole per le vostre anime. Dovete sempre sentirvi illuminati da Lui, luce del mondo, nostra salvezza» (Paolo VI, Omelia,14-3-1965).
Consiglio a me e a ciascuno di voi di invocare con insistenza e umiltà lo Spirito Santo per approfondire sempre meglio il rapporto con Gesù. Chiediamo il dono di capire cosa ha Gesù di diverso rispetto a qualsiasi altro uomo. Cerchiamo di avere luce per comprendere che, conoscendo meglio Lui, conosciamo meglio anche noi stessi, la nostra vocazione, la nostra dignità, il nostro compito. In definitiva, solo se Gesù è Dio è davvero la luce, la verità su ogni aspetto dell’esistenza e può raggiungere e trasformare i nostri cuori.