Appena possibile, vi spedirò alcune riflessioni sul martirio. Ora preferisco mandarvi un commento su san Matteo, protagonista del brano della Vangelo della s. Messa di oggi. Come già altre volte c’è una riflessione di monsignor Ravasi, che si basa sul pensiero di un altro autore, stavolta Dietrich Bonhoeffer.
«Colui che è chiamato a credere deve uscire dalla propria situazione e mettersi a seguire Cristo. Finché Matteo resta alla dogana o Pietro attende alle reti, essi possono esercitare onestamente la propria professione. Ma se vogliono imparare a credere in Dio, devono seguire il Figlio di Dio, camminando con Lui» (BONHOEFFER DIETRICH, Sequela).
Commenta monsignor Ravasi:
«Al protagonista è bastato un solo versetto essenziale per narrare la storia di quell’incontro che avrebbe cambiato la sua vita: “Gesù vide un uomo chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, Gli disse: Seguimi! Ed egli si alzò e lo seguì” (Mt 9,9). Nella mia mente quella scena ha i contorni pensati da Caravaggio nella sua straordinaria tela di san Luigi dei Francesi a Roma: Cristo, illuminato dalla luce radente di una finestra laterale, punta l’indice (citazione dell’indice michelangiolesco della Creazione di Adamo nella Sistina) su uno stupito Matteo, seduto coi colleghi al banco della dogana di Cafarnao, che con una mano al petto sembra chiedere: “Proprio io?” Il monito vale per tutti: per credere e per vivere un cristianesimo autentico bisogna distaccarsi da qualcosa. Anzi, da molto; ci sono parole severe ed esigenti di Gesù al riguardo. Chi pensa di salvare capra e cavoli, di tenere il piede in due staffe, di esercitare la comoda arte del compromesso, di star fermo nel proprio guscio protetto non ha conosciuto cosa significhi la vera scelta cristiana. C’è un camminare con Lui per strade pietrose e verso mete ardue; e imboccare questo percorso è tutt’altro che facile e scontato. Il distacco dalla comodità quotidiana è netto e lacerante» (RAVASI GIANFRANCO, Mattutino. Camminare con lui, in Avvenire, 21-9-2005, p. 1).
Ritengo bellissimo il riferimento a Caravaggio e a Michelangelo: solo chi ti ha creato ha il potere di “ricrearti”.
Siamo chiamati a vedere in noi le occasioni in cui esercitiamo l’arte del compromesso. È importante rendersi conto che col Signore ogni rinuncia per suo amore è un immenso guadagno. Vi raccomando di meditare Fil 3,7-8.