30-07-2023

Oggi avrei voluto presentarvi un commento al Vangelo di questa XVII domenica, ma mi ha troppo colpito il commento donatoci da monsignor Aiello in occasione della memoria dei santi tre fratelli: Marta, Maria e Lazzaro.

 

«Lectio Divina

Luoghi che fanno bene al cuore.

 

Lettura

Nella memoria dei santi Marta, Maria e Lazzaro, la liturgia ci propone la scelta tra due vangeli. Il primo, tratto da Giovanni, sulla risurrezione di Lazzaro; il secondo, tratto da Luca, sull’ospitalità a Gesù da parte di Marta e Maria. Ho voluto fissare la mia attenzione sul brano di Luca, che racconta l’arrivo di Gesù nella casa di Betània, perché è il testo che ha fatto da icona per la seconda fase dell’Assemblea sinodale dei vescovi italiani, per questo anno pastorale.

 

Meditazione

Nel diverso atteggiamento delle due sorelle abbiamo la declinazione di due modi di offrire ospitalità: Marta rappresenta e protegge l’ospitalità dello spazio, Maria l’ospitalità del tempo. Abbiamo da condividere spazi di vita, case, strade, città, culture, ma anche tempi e momenti qualitativamente rilevanti, perché è solo nell’ascolto che l’altro si sente al centro dell’attenzione del cuore e, dunque, accolto.

Anche Gesù ha bussato a case e orti per trovare riparo dall’arsura struggente dell’anonimato, dove la notte rischia di risucchiarci e di annullarci nel suo buio. Ma una lampada accesa, un camino scoppiettante, una mensa imbandita, rumori di stoviglie e di bicchieri, aromi provenienti dalla cucina, sguardi sorridenti, porte che si aprono e ci sottraggono alla disperazione, possono ridare dignità a vite graffiate. Se nei rituali delle pentole e delle tovaglie profumate di bucato c’è anche attenzione all’altro e alla sua stanchezza, la possibilità offertagli di raccontarsi, di piangere e di ridere, di dirsi, allora la casa, la parrocchia, la famiglia, la comunità divengono veramente luoghi di accoglienza. Luoghi dove si torna volentieri, come a porti sicuri nei giorni di tempesta, e da cui si riparte ristorati e ristabiliti nella dignità umana. Gesù ha avuto bisogno di amici, di volti, di relazioni, di luoghi in cui riposare senza “cellulari che squillano”, di cibi preparati con cura, con cui le donne sanno coccolare. Egli era un bravo predicatore, ma avrà anche sentito la voglia di ascoltare, annotando nel cuore colori e sfumature della vita degli altri in cui specchiarsi e confrontarsi. Marta e Maria sono una sinfonia dell’arte di vivere e di accogliere altri alla mensa dei racconti, delle tazze sbrecciate e dei colori stinti dei parati, dei rumori della stalla e dei frutti appena colti da Lazzaro che rientrava cantando. A volte “i volumi vanno regolati” e, quando Marta esce fuori della grazia di Dio, Gesù ve la riconduce dolcemente, come una “febbre di crescita” rientrata con una carezza, dicendo sottovoce: “Non è niente!”.

 

Preghiera:

Faccio memoria dinnanzi a te, Gesù, di tutte le persone che mi hanno raccolto come uno straccio, e mi hanno riportato sul pennone della vita come bandiera al vento. In esse ho capito che l’ospitalità è un sacramento che rievoca quanto tu hai fatto e fai per me.

 

Agire:

Penso a tutte le persone che conosco, e a quella che so più in difficoltà rivolgo un invito a cena» (Aiello Arturo, Luoghi che fanno bene al cuore, in Messa meditazione 2023, luglio-agosto, pp. 237-238).

 

Mi pare che il commento di questa sera vada a integrare bene la riflessione di ieri sul matrimonio e sulla famiglia. Ieri era più accentuata la dimensione biblica e sacramentale, come fondamento delle conseguenze sul piano etico. Stasera, invece, monsignor Aiello dipinge in modo splendido la dimensione umana della famiglia, sottolineando la rilevanza dell’ascolto e dell’accoglienza. Non voglio minimizzare il ruolo e le responsabilità degli uomini (spesso piuttosto immaturi, egocentrici, istintivi e anche “pagani”), ma forse le famiglie vivrebbero meglio se le ragazze, le donne e le mogli avessero l’umiltà di imparare la dolce arte del “coccolare”.

Auguro a ognuno di riflettere molto su ciò che il Vescovo di Avellino afferma nella “preghiera”. Credo che molti di noi l’esperienza dello “straccio” l’hanno fatta (mi ha fatto pensare molto anche la battuta sulle “vite graffiate”).

Vorrei concludere con un augurio: che le nostre parrocchie vivano secondo quanto afferma monsignor Aiello. Era questa e solo questa l’intenzione con cui nove anni fa arrivai a Battipaglia. E anche perciò detti una certa impostazione a livello economico