23-07-2023

Stasera vi spedisco la riflessione di monsignor Aiello sul brano del Vangelo di questa domenica.

 

«Lectio Divina

La tragedia degli zelanti

Lettura

«Padrone della forza, tu giudichi con mitezza e ci governi con molta indulgenza››: questa frase del Libro della Sapienza può essere una luminosa chiave di lettura alla parabola del grano e della zizzania che oggi, in questa domenica, è il Pane da “masticare” e la Parola da contemplare. Il padrone, protagonista della storia, è un uomo mite, nei suoi occhi leggiamo lo stupore doloroso che ogni genitore o maestro vive quando si accorge della presenza del male nella vita dei figli. «Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?››. E la domanda che poniamo a Dio e a chiunque si occupi dell’uomo e del suo futuro. “Un nemico ha fatto questo nottetempo”.

 

Meditazione

Il punto più alto della parabola si ha nella domanda zelante dei contadini che vogliono fare piazza pulita della zizzania e ricevono un solenne “no”, con l’invito a pazientare perché nell’immediato, sradicando la zizzania, non si sradichi anche il grano. Questo atteggiamento indulgente non rientra nella prassi contadina, ma apre una riflessione sulla storia e sui suoi risvolti di bene e di male, di santità e di perversione, di agnelli che frequentano le stesse tane dei lupi, di sentimenti buoni e cattivi che si dispiegano in una infinita gradazione di grigio. Già nella “Lettera a Diogneto, abbiamo una foto di sapiente convivenza dei cristiani con i pagani che, pur vivendo gomito a gomito, hanno un orizzonte valoriale del tutto opposto. Sulle nostre città, sulle nostre parrocchie, sulle vicende sempre contraddittorie del mondo, questa Parola è una lente di ingrandimento e una chiave di lettura. Affinché non abbiamo a pensare che i buoni – il grano – siamo noi, si aggiunge una lettura personale in cui è il nostro cuore il luogo dove grano e zizzania, quando spigano, creano un quadro a dir poco inquietante. Da giovani, alcuni di noi sono partiti con l’atteggiamento degli “zeloti” ed hanno tentato un’operazione di “pulizia etnica” dentro se stessi, ma più si impegnavano più si incattiviva la zizzania, lasciando il cuore monco anche di tanti propositi di bene. Oggi, forse, siamo più sapienti e pazienti, perché su sentimenti non onorevoli sono stati innestati progetti di bene e non tutto il grano spigato ha prodotto farina e pane come da manuale. “Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”. Non è al quietismo che siamo invitati, ma alla pazienza, operando una sospensione di giudizio. Questo non spetta a noi, ma a Dio.

 

Preghiera:

Infondimi, Signore, un supplemento di speranza, perché impari a guardare con i tuoi occhi me stesso e il mondo intero. Non permettere che io giudichi mai gli altri, perché ogni fratello, sebbene in apparenza produca solo zizzania, ha nel suo cuore seminato anche il grano!

 

Agire:

Oggi nelle relazioni e negli incontri farò tacere in me il “censore”» (Aiello Arturo, La tragedia degli zelanti, in Messa meditazione 2023, luglio-agosto, pp. 197-198).

 

Credo che sia molto importante avere le idee chiare sulla differenza tra male fisico e male morale. Qual è il vero male? Il male commesso dagli altri mi danneggia?

Ovviamente a domande così delicate dobbiamo rispondere sempre in base a tre cardini: la Bibbia, la Santa Tradizione e il Magistero della Chiesa.

A me pare di aver capito che occorre evitare i seguenti comportamenti:

  • confondere bene e male
  • accusare Dio per il male
  • rimanere nel peccato
  • dialogare con la tentazione.