Alla fine del mese di giugno ho iniziato a darvi alcune riflessioni sul “cielo”, ma poi sono passato ad altri temi. Stasera voglio tornare a trattare il cielo per prepararci meglio a domenica prossima, in cui festeggeremo la Beata Vergine Maria del monte Carmelo. Quest’anno sul manifesto ho riportato una parte del commento di sant’Ambrogio al Salmo 118, in cui ci sono riflessioni molto belle sul cielo e c’è anche un riferimento alla Vergine. Stasera vi spedisco la prima parte di tale commento.
«“La nostra Patria nei cieli” (Fil 3,20). Cieli sono coloro nei quali v’è la fede, la gravità, la continenza, la dottrina, una vita celeste. Infatti fu chiamato “terra” colui che rimase avvolto nei lacci della sua prevaricazione per essere decaduto col peccato dalla grazia celeste ed essersi immerso nei vizi terreni. Così, al contrario, chi con la custodia dell’integrità conduce una vita angelica, modera il suo corpo con la sobria continenza, placa il suo animo con tranquillità mite, e con liberale misericordia distribuisce ai poveri il suo denaro, costui è chiamato “cielo”. Vi è dunque anche sulla terra un cielo nel quale possono esservi virtù celesti. Il testo “il cielo è il mio trono” (Is 66,1) penso si possa interpretare per i sentimenti del giusto piuttosto che per un luogo. È cielo colui alla cui anima si accosta Cristo e bussa alla sua porta; se tu gli avrai aperto, egli entra.
E non entra da solo, ma con il Padre, come dice egli stesso: “Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23)» (sant’Ambrogio, Commento sul Salmo 118).
Nelle parole di sant’Ambrogio (la seconda parte ve la spedirò domani) vedo un collegamento tra il brano del Vangelo di domenica scorsa (Mt 11,25-30) e quello di domenica prossima (Mt 13,1-23).
Domenica scorsa eravamo esortati a vivere la piccolezza evangelica. Domenica prossima saremo invitati ad accogliere la Parola di Dio. Ecco, occorre essere come la Vergine: piccoli, semplici, umili (e lei si è sempre manifestata ai piccoli) per accogliere la Sapienza di Dio, per vivere secondo tale Sapienza, che poi coincide con la Parola così bene accolta da Maria, con obbedienza e umiltà. Credo che tutto questo si sintetizzi nel misterioso rapporto tra la Grazia e la libertà. Alcuni anni fa a Lourdes ascoltai questa frase “Qui, a Lourdes, il cielo si è chinato sulla terra”.
Ecco l’augurio che faccio a ciascuno: che usiamo la libertà solo per accogliere la Grazia, in modo che anche noi, pur restando sulla terra, diventiamo cielo e così chi ci incontra già qui potrà fare esperienza di Cielo.