L’anno scorso vi spedii per vari giorni riflessioni sulla spiritualità benedettina. Stasera voglio ricordarvi che non c’è solo l’ “ora et labora” (parole mai pronunciate da san Benedetto, anche se sintetizzano bene l’importanza della preghiera e del lavoro). Penso che ognuno di noi, in modo ovviamente diverso, dovrebbe esaminarsi sulla rilevanza che attribuisce a queste due dimensioni. Sono convinto che la santità dipenda in buona parte dal sapiente uso del tempo e forse il tempo va utilizzato proprio pregando, lavorando e amando. Per andare un po’ più in profondità vi ricordo due frasi importantissime, queste sì, sono davvero di san Benedetto. Papa Ratzinger affermò, riferendosi a san Benedetto, che egli
«indicò ai suoi seguaci come scopo fondamentale, anzi unico, dell’esistenza la ricerca di Dio: “Quaerere Deum”» (Benedetto XVI, Angelus 10-7-2005).
Subito dopo aggiunse:
«Egli sapeva, però, che quando il credente entra in relazione profonda con Dio non può accontentarsi di vivere in modo mediocre all’insegna di un’etica minimalistica e di una religiosità superficiale. Si comprende, in questa luce, allora meglio l’espressione che Benedetto trasse da san Cipriano e che sintetizza nella sua Regola (IV, 21) il programma di vita dei monaci: “Nihil amori Christi praeponere“, “Niente anteporre all’amore di Cristo”. In questo consiste la santità, proposta valida per ogni cristiano e diventata una vera urgenza pastorale in questa nostra epoca in cui si avverte il bisogno di ancorare la vita e la storia a saldi riferimenti spirituali» (Benedetto XVI, Angelus 10-7-2005).
Preferisco darvi nei prossimi giorni altre riflessioni su san Benedetto, ma ora voglio donarvi un bel riferimento di papa Ratzinger alla Vergine Maria.
«Modello sublime e perfetto di santità è Maria Santissima, che ha vissuto in costante e profonda comunione con Cristo. Invochiamo la sua intercessione, insieme a quella di san Benedetto, perché il Signore moltiplichi anche nella nostra epoca uomini e donne che, attraverso una fede illuminata, testimoniata nella vita, siano in questo nuovo millennio sale della terra e luce del mondo» (Benedetto XVI, Angelus 10-7-2005).
Infine, qualche “piccolo” spunto per l’esame di coscienza.
Nella mia famiglia, nella mia parrocchia, sul luogo di lavoro, nel mio quartiere, con i miei amici sono davvero “sale della terra e luce del mondo”?
Come cerco di vincere i rischi di «un’etica minimalistica e di una religiosità superficiale»?
Come concretizzo le due frasi stupende:
- Quaerere Deum
- Nihil amori Christi praeponere?