Ritengo opportuno, per me e per voi, meditare ancora sul brano del Vangelo di ieri. Come già accennavo sabato, c’è il rischio di pensare che il brano di Mc 4,26-34 sia quasi un invito all’inerzia: “tanto fa tutto il Signore”. Al contrario, tutto ciò che Dio ci dona è sempre un appello perché anche noi possiamo amare. La meditazione, che vi spedisco stasera, a un certo punto diventa “preghiera” e ci aiuta a riflettere su un tema molto delicato: il rapporto tra il Regno di Dio e la Chiesa. Ovviamente tutto ciò non deve restare a un livello solo spirituale o accademico, ma deve concretizzarsi nel rispondere a una domanda decisiva: mi sento davvero chiesa e come si esprime questo mio “sentire”? Mi è parso molto bello anche il cenno alla conversione.
«MEDITATIO
La chiesa in quanto comunità di credenti ha la missione di essere “sacramento” del regno di Dio qui sulla terra: essa è convocata per essere, con le sue parole e con le sue azioni, “segno efficace” di questo regno che, come il piccolo seme gettato nella terra, può crescere senza limiti. Questa esperienza, infatti, in quanto esperienza di comunione e di giustizia, non è qualcosa di individuale, ma lega le persone tra di loro e, unendole attorno alla persona di Cristo, costituisce la sua chiesa: così, la realtà storica della chiesa diventa manifestazione della riconciliazione voluta e donata da Dio in Gesù, un grande evento di riconciliazione che marca la storia degli uomini a partire da Gesù e fino al compimento finale. La chiesa perciò non è mai adeguata al regno di Dio, e non può mai trionfalisticamente pensarsi come il regno di Dio compiuto nel mondo, ma ne è sempre e solo un segno, un cammino attraverso la storia umana che gradualmente diventa in Gesù, per Gesù e con Gesù “storia di salvezza”.
Questa esperienza interessa tutta l’umanità: “per noi uomini e per la nostra salvezza…” professiamo nel Credo. Ogni persona, nel presente della propria esistenza, è interpellata da questa esigenza, è chiamata a entrare nel regno di Dio, nel senso che mediante una continua “conversione” (originariamente “seguire Gesù” significava unirsi a lui, vivere con lui) questa possibilità viene realmente offerta: in ogni momento in cui l’uomo cerca di dare un senso alla propria vita con l’impegno concreto della sua libertà nella storia gli è possibile impegnarsi in un cammino che non sia manifestazione del male ma manifestazione del regno di Dio.
In questa dimensione “sacramentale” della vita cristiana si risolve allora la tensione tra il già e il non-ancora della speranza: questo tendere continuo è il segno e atteggiamento che distingue il cristiano.
ORATIO
Padre, da cui proviene ogni dono, che continui a seminare e a far crescere tra noi il tuo regno di pace e amore, rendici collaboratori in questa tua opera attraverso la fede che susciti in noi. Fa’ che siamo sempre consapevoli che non con i nostri mezzi né con le nostre fatiche si diffonde nel mondo il vangelo del tuo Cristo che porta all’uomo salvezza. Mantienici uniti a lui, che ci ha fatti suoi testimoni, e donaci la forza del tuo santo Spirito, perché diventiamo capaci di impegno coraggioso nella tua santa chiesa, per rinnovarla di continuo con umiltà e pazienza»
[FRANCESCONI GIANNI, XI domenica del Tempo ordinario, in ZEVINI GIORGIO – CABRA PIER G. (a cura di), Lectio divina per ogni giorno dell’anno, vol. 14, Domeniche del tempo ordinario (ciclo B), Queriniana, Brescia, 2001, pp. 84-85].