Lo scorso 25 aprile vi spedii le riflessioni del teologo Bruno Forte sulla libertà di Gesù. Anche il Papa – nel commento sul brano del Vangelo di questa domenica – ci esorta a confrontarci con la libertà di Gesù.
«Il Vangelo della liturgia di oggi (cfr Mc 3,20-35) ci dice che Gesù, dopo aver iniziato il suo ministero pubblico, si trovò di fronte a una duplice reazione: quella dei suoi parenti, che erano preoccupati e temevano fosse un po’ impazzito, e quella delle autorità religiose, che lo accusavano di agire mosso da uno spirito maligno. In realtà, Gesù predicava e guariva i malati con la forza dello Spirito Santo. E proprio lo Spirito lo rendeva divinamente libero, cioè capace di amare e di servire senza misura e senza condizionamenti. Gesù libero. Soffermiamoci un po’ a contemplare questa libertà di Gesù.
Gesù era libero di fronte alle ricchezze: perciò ha lasciato la sicurezza del suo villaggio, Nazaret, per abbracciare una vita povera e piena di incertezze (cfr Mt 6,25-34), curando gratuitamente i malati e chiunque venisse a chiedergli aiuto, senza mai chiedere nulla in cambio (cfr Mt 10,8). La gratuità del ministero di Gesù è questa. È anche la gratuità di ogni ministero.
Era libero di fronte al potere: infatti, pur chiamando molti a seguirlo, non ha mai obbligato nessuno a farlo, né ha mai cercato il sostegno dei potenti, ma si è sempre messo dalla parte degli ultimi, insegnando ai suoi discepoli a fare altrettanto, come aveva fatto Lui (cfr Lc 22,25-27).
Infine, Gesù era libero di fronte alla ricerca della fama e dell’approvazione, e per questo non ha mai rinunciato a dire la verità, anche a costo di non essere compreso (cfr Mc 3,21), di diventare impopolare, fino a morire in croce, non lasciandosi intimidire, né comprare, né corrompere da niente e da nessuno (cfr Mt 10,28).
Gesù era un uomo libero. Libero di fronte alle ricchezze, libero di fronte al potere, libero di fronte alla ricerca della fama. E questo è importante anche per noi. Infatti, se ci facciamo condizionare dalla ricerca del piacere, del potere, dei soldi o dei consensi, diventiamo schiavi di queste cose. Se invece permettiamo all’amore gratuito di Dio di riempirci e dilatarci il cuore, e se lo lasciamo traboccare spontaneamente ridonandolo agli altri, con tutto noi stessi, senza paure, calcoli e condizionamenti, allora cresciamo nella libertà, e diffondiamo il suo buon profumo anche attorno a noi.
Allora possiamo chiederci: io sono una persona libera? Oppure mi lascio imprigionare dai miti del denaro, del potere e del successo, sacrificando a questi la serenità e la pace mia e degli altri? Spargo, negli ambienti in cui vivo e lavoro, aria fresca di libertà, di sincerità, di spontaneità?
La Vergine Maria ci aiuti a vivere e ad amare come Gesù ci ha insegnato, nella libertà dei figli di Dio (cfr Rm 8,15.20-23)» (FRANCESCO, Angelus, 9-6-2024).
Voglio puntualizzare che ciò che davvero conta non è solo la libertà “da”, ma soprattutto “per”. Occorre comunque un’ulteriore precisazione. Non solo io devo essere libero da varie dipendenze, condizionamenti e schiavitù, ma occorre tener presente che solo Gesù mi può liberare davvero e ancora di più conta il compito che Gesù mi affida. Egli mi libera dal peccato, dall’egoismo, dalle varie paure, dai vari idoli, non perché io possa essere appunto libero di perseguire un mio qualsiasi disegno, ma specificamente per porre i miei talenti, il mio tempo, il mio cuore, la mia vita al servizio del suo progetto su di me. È evidente che mi riferisco ai grandi temi della vocazione e del servizio.