Nella riflessione, che vi spedisco stasera, è indicato con forza e chiarezza il legame tra umiltà e gratitudine.
«Siamo in un vero cammino spirituale quando ci accorgiamo, con stupore, che ogni nuova conoscenza acquisita e ogni riconoscimento ci rendono inaspettatamente più umili anziché più compiaciuti di noi stessi o superbi. Poiché l’umiltà è la riscoperta stupefatta della gratitudine.
Quando si è autenticamente grati non si può essere superbi, perché la gratitudine è l’ammissione di un qualcosa che non sapevamo, qualcosa che non avevamo, qualcosa che ci ha colto di sorpresa, qualcosa che non era né poteva essere già nostro, qualcosa che ci mancava e che non ci potevamo dare da soli; la gratitudine è il segno non solo di una relazione con altri ma anche di una dipendenza da altri; la gratitudine costringe a un passo indietro il nostro egocentrismo, scardina l’individualismo, apre al confronto, al riconoscimento del bisogno nostro e altrui.
Se all’apice di questa gerarchia della gratitudine riusciamo a mettere Dio, fonte primaria di ogni conoscenza e di ogni riconoscimento, ecco che il nostro cammino spirituale diventa ben orientato.
Per quanto mi riguarda, la superbia ha in me ancora la sua abbondante quota di rilevanza e la mia gratitudine è ancora tristemente acerba e timida; la mia umiltà? Pericolosamente tiepida.
Ma se il tempo di Dio, nella Sua misericordia, si chiama “pazienza”, il mio dovrà chiamarsi “perseveranza”, perché un passo sia umile e il successivo grato.
Così sia. Per tutto il cammino.
“Dio l’ha sempre saputo che il mio tempio era un castello di carte. L’unico modo per far sì che lo capissi anch’io era di buttarlo giù” (C. S. Lewis, Diario di un dolore)» (PAOLO POMATA, Umiltà e gratitudine, 15-10-2023).
Penso che il “Magnificat” sia un’espressione stupenda proprio di tale legame tra umiltà e gratitudine. Auguro a me e a voi che questo tempo di Quaresima, tempo di preghiera e di conversione, tempo di un incontro più autentico col Signore, finalizzato alla conversione, ci aiuti ad approfondire sia l’umiltà sia la gratitudine. Mi sembra opportuno consigliare a ognuno di vivere una intensa memoria degli interventi di Dio nella propria vita. Così saremo aiutati a crescere sia nell’umiltà sia nella gratitudine.