Stasera, come vi accennavo martedì scorso, ci soffermiamo sulla prima apparizione della Vergine Maria a santa Caterina Labouré. Cito un articolo del giornalista e saggista Diego Manetti.
«Zoe Labouré (poi diventata Suor Caterina) nacque in Borgogna (Francia) il 2 maggio 1806, era la nona di undici figli. La mamma Louise muore a 42 anni, quando Zoe ne ha solo dieci. Rimasta orfana, la piccola sviluppa però una interna devozione mariana, riconoscendo a poco a poco nella Madonna Colei che, persa ormai la madre terrena, poteva davvero esserle Mamma Celeste. Appena la sorella maggiore entra in convento a Parigi, nella congregazione delle Figlie della Carità, Caterina – la indichiamo ormai con il nome, a tutti più familiare, che avrebbe poi assunto da religiosa – si trova a dover badare ai fratelli più piccoli e ad aiutare il papà, Pierre, nei lavori della fattoria. Nonostante la difficoltà di questa vita fatta di lavoro e povertà, Caterina non fa mai mancare la preghiera e in essa sviluppa il desiderio di seguire le orme della sorella maggiore. Vinte le resistenze del padre, che preferirebbe poter contare sul suo aiuto per badare alla casa, nel 1830 Caterina entra dunque nel convento di Parigi, in Rue du Bac, per svolgere il proprio noviziato nella congregazione delle Figlie della carità.
La prima delle apparizioni che porteranno alla devozione della Medaglia Miracolosa avviene nella notte tra il 18 e il 19 luglio 1830, allorché un angelo guida Caterina nella chiesa del noviziato, dove le appare la Madonna. È bellissimo poter seguire direttamente il racconto che di questa prima apparizione fece Caterina stessa, redigendone un resoconto nel 1834: «Alle undici e mezzo mi sento chiamare per nome: “Suor Labouré! Suor Labouré!” Svegliatami, guardo dalla parte da dove proveniva la voce, che era dal lato del passaggio del letto. Tiro la tenda e vedo un bambino vestito di bianco, dai quattro ai cinque anni, il quale mi dice: “Venite in cappella, la Santa Vergine vi aspetta”. Immediatamente mi viene da pensare: mi sentiranno!” Ma quel fanciullo mi risponde: “State tranquilla: sono le undici e mezzo e tutti dormono profondamente. Venite che vi aspetto”. Mi affrettai a vestirmi e seguii il bambino che era restato in piedi senza spingersi oltre la spalliera del letto. Il fanciullo mi seguì – o meglio, io seguii lui dovunque passava – tenendosi sempre alla mia sinistra. I lumi erano accesi dappertutto dove noi passavamo, il che mi sorprendeva molto. Rimasi però assai più meravigliata all’ingresso della cappella, quando la porta si aprì, appena il bambino l’ebbe toccata con la punta di un dito. La meraviglia poi fu ancora più completa quando vidi tutte le candele e tutte le torce accese, come alla Messa di mezzanotte. Però non vedevo ancora la Madonna. Il bambino mi condusse nel presbiterio, accanto alla poltrona del Signor Direttore, dove io mi posi in ginocchio, mentre il bambino rimase tutto il tempo in piedi. Poiché mi sembrava che passasse molto tempo, ogni tanto guardavo per timore che le suore vegliatrici passassero dalla tribuna.
Finalmente giunse il momento. Il fanciullino mi avvertì, dicendomi: “Ecco la Santa Vergine, eccola là”. Sentii un rumore, come il fruscio di vesti di seta, venire dalla parte della tribuna, presso il quadro di San Giuseppe, e vidi la Santa Vergine che venne a posarsi sui gradini dell’altare dal lato del Vangelo. Era la Santa Vergine, ma a me sembrava Sant’Anna, solo il volto non era lo stesso. Io non ero certa se si trattasse della Madonna, ma il bambino mi disse “Ecco la Madonna!”. Dire ciò che provai in quel momento e ciò che succedeva in me, mi sarebbe impossibile. Mi sembrava di non riconoscere la Santa Vergine. Fu in quel momento che quel bambino mi parlò, ma non più con voce da bambino, ma come un uomo… Io, guardando la Santissima Vergine, spiccai allora un salto verso di Lei, ed inginocchiatami sui gradini dell’altare, appoggiai le mani sulle ginocchia della Santa Vergine. Quello fu il momento più dolce della mia vita. Dire tutto ciò che provai mi sarebbe impossibile. La Madonna mi spiegò come dovevo comportarmi col mio direttore e parecchie cose che non debbo dire. Mi insegnò il modo di regolarmi nelle mie pene e mostrandomi con la sinistra i piedi dell’altare, mi disse di andarmi a gettare ai piedi dell’altare ad espandervi il mio cuore, aggiungendo che là avrei ricevuto tutti i conforti di cui ho bisogno. (All’altare c’è Gesù e la Madonna rimanda sempre a Suo Figlio, NdR) La Madonna mi disse: “Figlia mia, il Buon Dio vuole incaricarvi di una missione. Essa sarà per voi fonte di molte pene, ma le supererete pensando che sono per la gloria del Buon Dio. Avrete la grazia; dite tutto quanto in voi succede, con semplicità e confidenza. Vedrete certe cose, sarete ispirata nelle vostre preghiere; riferitele a chi è incaricato di guidarvi”» (DIEGO MANETTI Sulle tracce di Maria. Tutto è cominciato a Parigi, in Rue du Bac, 8 novembre 2015).
Domani sera continuerò ancora col racconto dell’apparizione del luglio 1830 per poi passare a quella di novembre.
MARCELLO DE MAIO