Sono sicuro che qualcuno sarà rimasto turbato per la riflessione di ieri sul silenzio. Forse molti collegano il silenzio alla solitudine e tutto questo può spaventare soprattutto chi è fragile. Ovviamente sia il silenzio sia la solitudine possono essere intesi e vissuti in tanti modi diversi. Per tale motivo stasera ho pensato di spedirvi non il commento di don Fabio Rosini, bensì quello del cardinale Comastri, ma non tutto, solo quello relativo a due versetti: Mt 25,8-9, quando le sagge sembrano essere avare, dure, spietate verso le stolte.
«La vita è una responsabilità personale e ognuno risponde davanti a Dio senza potersi nascondere dietro all’impegno degli altri.
Nessuno si può fare bello con la bontà degli altri o con i meriti degli altri. Non è possibile.
Possiamo pregare, stimolarci, provocarci con l’esempio e con le buone parole ma, alla fine, ognuno è solo davanti a Dio e deve rispondere con la propria vita.
Questo richiamo del Signore può apparire severo, ma in verità è la garanzia della più assoluta uguaglianza davanti a Dio: Dio non si può comprare con l’inganno, ma soltanto con la vita impregnata di carità.
E la valigia della carità, della bontà vissuta …è l’unica valigia che porteremo con noi alla fine della vita» (COMASTRI ANGELO, Gridiamo il Vangelo. Omelie sui vangeli festivi. Anno A, Palumbi, Teramo 2022, pp. 371-372).
Vi segnalo un piccolo collegamento: cerchiamo di cogliere la connessione della frase di Comastri sulla solitudine con l’insegnamento conciliare di Gaudium et spes 16. Spero di tornare presto su questi temi.
Marcello De Maio