Anche stasera, per aiutarvi a meditare sulla celebrazione di oggi, vi spedisco le riflessioni di Fabio Rosini. È evidente che quello della morte non è uno dei temi più facili. Ho la vaga impressione che, col passare degli anni, ci sia una certa evoluzione. All’inizio pensavo alla morte per gli studi (i filosofi… Ugo Foscolo, Leopardi). Poi si è colpiti dalla perdita dei nonni; dopo alcuni anni c’è la sofferenza immensa per la perdita dei genitori, poi degli amici, dei compagni di scuola, dei colleghi (credo che non ci sia niente di più terribile della perdita di un figlio. Ci sono i vedovi, gli orfani, ma è stato detto che manca la parola per definire il genitore che perde un figlio!) e poi… non si può non pensare con realismo alla propria morte, più o meno vicina. Gli antichi giuristi usavano un’espressione molto particolare per l’efficacia del negozio giuridico (ricordi di circa 49 anni fa!): “dies certus an et incertus quando”.
La riflessione, che ora vi spedisco, è di una grande profondità. Io l’ho trovata luminosa e consolante! Ecco alcuni temi:
• Il rapporto fra autonomia e servizio.
• La vicenda di Abramo e Isacco paragonata all’esperienza del Padre con suo Figlio.
• Dio dà anche quando sembra che prenda.
Volendo trovare anche nel tesoro che ci dona Rosini un piccolo “difetto”, c’è la sua tendenza agli inglesismi: temo che non tutti sappiano cosa sia l’upgrade. Per me (appartenente ormai all’antiquariato e all’archeologia), è più chiaro il latino!
Commemorazione di tutti i fedeli defunti
Gv 6,37-40
« “Questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno”.
Questo ci fa ascoltare Santa Madre Chiesa nel giorno in cui effondiamo sul ricordo dei fratelli defunti la luce della fede che illumina il dolore della perdita con la speranza di un esito gioioso che riguarda loro e noi.
Quello che Gesù rivela è la volontà del Padre, colui che lo ha mandato.
Tante volte abbiamo un’idea oppressiva della volontà di Dio, come un sorso amaro da bere, amaro come è amara la morte. Ma la volontà di Dio è la vita; Dio non vuole la morte del peccatore, dice il profeta, ma che si converta e viva (cfr. Ez 33,11).
Dio vuole sempre la vita, perché è il Vivente, e non è Dio dei morti ma dei vivi, dice ancora Gesù (cfr. Mc 12,27).
Cosa è allora la morte? Sembrerebbe proprio il contrario… ma il nostro Battesimo dice altro. Dio non vuole la morte ma la vita. Se chiama alla morte è perché non è una fine, un termine, un muro contro il quale ci si sfracella e tutto è esaurito tragicamente, no. É una porta, una soglia, un passaggio, l’ingresso in un altro luogo, che è ancora più bello.
Ma che ne sappiamo che queste non siano chiacchere da preti, consolazioni per gonzi che vogliano credere a queste illogicità? Dove l’albero cade, là rimane, punto e basta.
E invece no, non ci stiamo ingannando, la nostra speranza è solida. É basata sull’esperienza. Molte volte assaggiamo questo “passare oltre” ed entrare nella vita, mentre sembra tutto il contrario. È così che inizia la vita, nel parto, dove sembra di morire, sembra che tutto si distrugga, e invece stiamo nascendo e arriviamo in un luogo inimmaginabile.
Succede quando si esce dall’infanzia, quando ci si apre al bene, quando si perde l’autonomia per abbracciare un servizio. Sembra di morire, invece stiamo nascendo.
La nostra speranza è solida, si fonda su tutte quelle volte che ci siamo fidati di Dio Padre, consegnandogli la nostra esistenza, obbedendogli. Pareva di morire, stavamo diventando liberi, stavamo diventando noi stessi. E non ce lo aspettavamo.
Ogni volta che abbiamo obbedito a Dio abbiamo fatto l’esperienza di Abramo che sale al monte per sacrificare il figlio, e scopre solo in cima a quel monte che Dio non vuole suo figlio, vuole essere conosciuto Perché il Dio vero non ha niente da chiederci – se così fosse non sarebbe Dio – ma solo da darci. Perché Dio non è colui che chiede il figlio ad Abramo semplicemente perché dovremo scoprire che Lui il figlio non lo chiede, lo dà. Suo figlio. Per noi.
Dio non prende, dà solamente.
Ma talvolta per riempirci le mani dei suoi doni, ci chiede di lasciare quel che teniamo. Se chiede è solo per dare molto di più.
Nella Commemorazione dei fedeli defunti proclamiamo la nostra esperienza di un Dio generoso che non ci dà l’esistenza per riprendersela, come un amante deluso che ti chiede indietro i suoi regali. No, la sua volontà è la vita, e porta la vita a compimento, gli fa l’upgrade. Vita mutatur, non tollitur» (FABIO ROSINI, Di Pasqua in Pasqua. Commenti al Vangelo domenicale dell’anno liturgico A, San Paolo, Cinisello Balsamo 2022, pp. 215-217).
p.s. per chi ha bisogno di una traduzione dal latino o dall’inglese… ci sono i vocabolari o internet oppure anch’io!
Marcello De Maio