Le letture della s. Messa di oggi (Sir 5, 1-10; Mc 9, 41-50) sono particolarmente impegnative, non nel senso che sono difficili da capire, ma in quanto ci chiedono un serio impegno morale. Ecco il commento del cardinale Vanhoye.
«Il Siracide oggi ci mette in guardia contro la falsa fiducia: “Non confidare nelle tue ricchezze e non dire: Basto a me stesso”. I beni materiali non bastano per l’uomo, che invece ha bisogno dei beni spirituali. Il Siracide continua: “Non seguire il tuo istinto e la tua forza, assecondando le passioni del tuo cuore. […] Non dire: Ho peccato, e che cosa mi è successo? […] Non dire: La sua compassione è grande; mi perdonerà i molti peccati”. La nostra fiducia deve essere fondata soltanto sulla misericordia di Dio. D’altra parte, avere fiducia in Dio non vuol dire approfittare della sua misericordia per aggiungere peccato a peccato. La misericordia di Dio ci chiama infatti alla conversione, e non al peccato. Quindi l’invito del Siracide è un invito all’amore coerente, non all’egoismo.Anche Gesù nel Vangelo richiede da noi la coerenza, e questa esigenza è dettata dal suo amore per noi. Egli dice: “Se la tua mano ti spinge a peccare, tagliala. […] E se il tuo piede ti spinge a peccare taglialo. […] Se il tuo occhio ti spinge a peccare, gettalo via”. Tutto deve essere fatto per Dio, per rispondere in modo coerente al suo immenso amore per noi.Anche l’ultima frase del brano evangelico è un richiamo alla coerenza: “Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri”. Con queste parole Gesù ci chiede di rinnovare il senso della nostra vocazione cristiana, per la quale siamo chiamati a essere sale della terra e luce del mondo (cf. Mt 5,13-16). È la meditazione assidua della parola di Dio che ci impedisce di diventare insipidi e che ci fa meritare la beatitudine espressa nel Salmo: “Beato l’uomo che […] nella legge del Signore trova la sua gioia, la sua legge medita giorno e notte. È come albero piantato lungo corsi d’acqua che dà frutto a suo tempo” (Sal 1,1-3).Avere sale in noi stessi ci rende capaci di dare alla nostra vita – anche alle realtà più ordinarie e alle attività più semplici di ogni giorno – uno stile cristiano, non conformandoci alla mentalità del mondo, e di trasmettere così agli altri, quasi a nostra insaputa, il sapore di Cristo» (VANHOYE ALBERT, Il pane quotidiano della Parola, volume II – Tempo ordinario/1, Edizioni AdP, Roma 2015, pp. 133-134).Non posso non pensare a quando alcuni mesi fa vi misi in guardia da qualcuno che ha spesso il coraggio di affermare che il Signore non chiede nulla. Ovviamente le esortazioni di Gesù vanno ben interpretate. Egli non vuole certo un popolo di storpi, ciechi e mutilati, ma vuol farci riflettere sulla serietà del peccato e sull’urgenza di prendere la seria decisione di rompere col peccato. Ritengo particolarmente preziosa la Prima Lettura. Sembra un brano quanto mai adatto per la pastorale attuale che ha deciso di assolutizzare la misericordia. Il libro del Siracide afferma che la misericordia, intesa male, porta facilmente al lassismo. Mi colpiscono molto due punti della Prima Lettura: siamo invitati a saper dominare e, se necessario, a contrastare istinti e passioni (mi pare che oggi – col mito dello spontaneismo – si tenda esattamene al contrario) e a non rimandare la conversione (infatti, io non so quanto tempo ancora mi è concesso per aderire sul serio a ciò che il Signore mi chiede).