Pensiero serale 25-02-2025

Appena possibile, conto di tornare su ciò che ho scritto ieri, in particolare sulla domanda con cui ho concluso il pensiero, e vorrei aggiungere un ulteriore quesito: qual è la differenza (se c’è) tra la morale razionale (o filosofica, spesso chiamata “etica”) e la morale religiosa (detta anche rivelata o teologica o cristiana)? Il commento alle letture di oggi, che ora vi spedisco, ci aiuta a riflettere sulla differenza tra paura e timore e anche fra tentazione e prova. Pure su questi temi, davvero importanti per la vita spirituale e morale, cercherò di dare prossimamente ulteriori delucidazioni.

«Oggi leggiamo un testo del Siracide che, con un linguaggio semplice, familiare ci trasmette un insegnamento molto importante. Il testo comincia così: “Figlio, se ti presenti per servire il Signore…”. Quando una persona si propone di servire il Signore, potrebbe aspettarsi di vivere una vita tranquilla. Magari potrebbe pensare di non ricevere subito il centuplo promesso da Gesù ai discepoli (cf. Mt 19,29 e par.), ma almeno di avere la serenità e la pace nella sua esistenza. Invece, il testo continua: “resta saldo nella giustizia e nel timore, preparati alla tentazione”. La versione ufficiale della Cei qui parla di “tentazione”, ma il termine greco originale è più generale e significa “prova”. Essa qui non viene considerata come un male per gli uomini, ma come un bene, un segno dell’amore del Signore, la condizione per crescere nel suo amore e per ricevere grazie preziose. Il testo poi dice: “Sii paziente nelle vicende dolorose, perché l’oro si prova con il fuoco, e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore”. Poiché abbiamo in noi qualcosa di molto prezioso, Dio ci sottomette alla prova per purificare il nostro tesoro, per renderlo ancora più bello e gradito a lui. Ma quando siamo sottoposti alla prova, l’unica condizione per non scoraggiarci e venir meno è appoggiarci al Signore. Perciò il Siracide afferma: “Affidati a lui ed egli ti aiuterà, raddrizza le tue vie e spera in lui”. E ancora: “Guai ai cuori pavidi e alle mani indolenti e al peccatore che cammina su due strade!”. La vita di chi vuole servire il Signore deve essere vissuta nella rettitudine, dev’essere piena dell’amore di Dio. Deve essere vissuta non nella paura, ma nel timore del Signore, cioè in un profondo rispetto verso di lui: un timore tutto permeato dall’amore per lui. Così si può essere certi di ricevere quanto promette il Siracide: “Voi che temete il Signore, sperate nei suoi benefici, nella felicità eterna e nella misericordia”. Su questo argomento il Vangelo ci offre una luce ancora più chiara: la prova è una partecipazione al mistero di morte e risurrezione di Gesù. Egli oggi annuncia di nuovo ai discepoli la sua passione e la sua risurrezione: “Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà”. Procediamo dunque nella nostra vita senza farci illusioni: le prove e le tribolazioni ci saranno sempre, ma sono già illuminate e rese feconde dalla meravigliosa luce della risurrezione» (VANHOYE ALBERT, Il pane quotidiano della Parola, volume II – Tempo ordinario/1, Edizioni AdP, Roma 2015, pp. 128-129).