Stasera vi propongo di meditare il commento di don Fabio al Vangelo di questa domenica (Lc 6,27-38).«Il rischio che si corre nell’ascoltare il Vangelo sull’amore al nemico proclamato questa domenica è quello di intenderlo come un’iperbole, lontano e sublime, bello quanto irreale. Amare i nemici, porgere l’altra guancia, dare a chiunque ti chiede …non è roba per gente normale.Ma c’è un passaggio di questo Vangelo che può cambiare la prospettiva: “Come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro”.La persona descritta nel testo è quella che speriamo di incontrare: quella che ti vuole bene anche quando vai fuori mira, che ti accoglie quando saresti da escludere, che ha pazienza con te, che ti perdona. È il coniuge che si desidera accanto, il padre che si pensava di avere o l’amico vero: quello che resta dalla tua parte anche quando sei in torto. Non ti seleziona, ti accoglie comunque. Infatti capita di sbagliare, di tirar fuori il peggio, di avere torto.Ma la persona descritta da Cristo è anche il padre o la madre che tuo figlio spera che tu sia, quello che tuo fratello vorrebbe che tu fossi.Tuo padre spera che non lo butterai via se sarà malato e inutile.L’amore verso il nemico non è un optional, è una necessità. In nessun luogo si può sopravvivere senza misericordia. Chi può crescere senza trovare pazienza? E chi può imparare senza sbagliare?Infatti: “Se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta?”. Pensiamoci: se in tutta la mia vita ciò che ho fatto è semplicemente nel campo del “dovuto”, non è che dalle mie parti si sia stati molto allegri …se una persona ama solo chi lo ama, è un commerciante affettivo, un mediocre. L’amore che illumina l’esistenza lo abbiamo visto solo quando abbiamo colto ciò che era oltre il dovere.Mille film e canzoni che parlano d’amore, eppure l’amore vero è solo quello che implica la gratuità, un dono senza condizioni, altrimenti è solo un investimento a stretto giro. E se appare il perdono, il dare la vita senza chiedere nulla in cambio, la vita è rischiarata, ha un senso.Tante ferite nel nostro cuore come si guariscono? Solo la misericordia cura le persone, solo l’amore senza condizioni consente di essere sé stessi. Invece vivere senza amore vuol dire necrotizzarsi.Ma più ancora di tutto ciò: in questo Vangelo Cristo descrive sé stesso. Questo testo è il volto di Dio. E mentre noi pensiamo in fondo di avere a che fare con un Dio esigente con cui dovremo fare i conti, il Signore si è rivelato con questi tratti: ci ha offerto l’altra guancia, si è fatto strappare mantello e tunica, non ci ha negato niente.Perché il cuore di questo Vangelo è il finale: “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso”.Senza la pazienza di Dio chi si potrebbe salvare? Se Dio non ci accogliesse di nuovo mille volte, e chi potrebbe stare in piedi? E se c’è in noi misericordia, è perché ci è stata usata.L’amore verso il nemico, infatti, non è un’iperbole ma la nostra esperienza di Dio. Sappiamo sulla nostra pelle che Lui è “benevolo verso gli ingrati e i malvagi”» (ROSINI FABIO, Di Pasqua in Pasqua. Commenti al Vangelo domenicale dell’anno liturgico C, San Paolo, Cinisello Balsamo 2024, pp. 72-74).Ritengo opportuno precisare alcuni punti. Innanzitutto ricordo quando alcuni mesi fa rimasi colpito dal fatto che don Fabio con forza negava che Gesù potesse chiedere qualcosa dal momento che Egli è onnipotente e quindi non ha bisogno di niente (da parte nostra). Io penso esattamente il contrario, anche in base al Vangelo di questa domenica. Come si fa a dire che l’etica cristiana non è esigente, quando siamo invitati ad amare chi ci fa del male? Penso a quando siamo calunniati o a una mamma a cui è ucciso un figlio.Inoltre, è importante chiarire che l’amore cristiano è gratuito, ma non disinteressato. Io, se amo qualcuno, cerco di amare come ama Gesù, che ha un grande “interesse”, o meglio ama con uno scopo ben preciso: il vero bene dell’altro, cioè la salvezza. Infine, sottolineo che oggi soprattutto teologi, sacerdoti e vescovi accentuano unilateralmente la misericordia a scapito della conversione. Ebbene, in estrema sintesi, io sono certo che senza la misericordia di Dio non c’è proprio nessuna speranza, ma sono altrettanto certo che c’è il rischio che l’uomo possa rendere sterile la misericordia di Dio. Insomma, dobbiamo rendere efficace e operante la Redenzione nelle nostre esistenze e nella storia; e il mezzo è uno solo: convertirci. So bene che oggi la Chiesa preferisce parlare di altro, ma sono certissimo che Gesù ci chiede questo oggi e ogni giorno della nostra vita. Vi segnalo Mc 1,15 (così Gesù iniziò il suo ministero, la sua predicazione).