Stasera voglio tornare sul Vangelo della s. Messa di ieri (Mc 2,18-22). Mi ha molto colpito la contrapposizione, presentata da Gesù, tra il vecchio e il nuovo. A proposito del “nuovo”, vi invito a meditare sul significato profondo del Battesimo alla luce di 2 Cor 5,17 e Gv 3,3-7.
Vi spedisco questa meditazione piuttosto impegnativa e molto profonda. Tra l’altro tratta il tema della mortificazione, che va intesa proprio all’interno del duplice rapporto “vecchio-nuovo”, “morte-vita”, che poi è il dinamismo pasquale. Non dimentichiamo che la Santa Vergine a Lourdes ci ha esortati alla penitenza.
Ecco ora la riflessione di Isacco di Ninive, un santo teologo e vescovo vissuto circa tredici secoli fa. Credo che ci sia un collegamento con la dissipazione di cui ieri parlava il testo di san Tommaso Moro (e ci raccomandava l’Eucaristia come forza per vincerla).
«Mortificazione dell’anima è che uno non desideri in cuor suo i beni di questo mondo e le sue soddisfazioni passeggere, né tragga piacere dal vagare con il pensiero nelle brame delle cose terrene, ma il suo spirito aneli continuamente, con impazienza e in un’attesa incessante, alla speranza delle realtà future, della vita nuova. In verità è davvero questa la mortificazione di chi è morto con Cristo, nostra resurrezione. Questa mortificazione non può però essere raggiunta senza l’aiuto dello Spirito Santo.
Cristo, che nel tuo amore sei morto per me, fammi morire al peccato e spogliami dell’uomo vecchio, affinché io stia in ogni momento in novità di vita davanti a te, come nel mondo nuovo. Tu, il Dio che i cieli e i cieli dei cieli non possono contenere; tu, che hai scelto un tempio tra di noi a tua dimora, rendimi degno di divenire luogo dove la tua carità abita. Attratti dal tuo amore i santi hanno dimenticato se stessi e sono divenuti folli dietro a te e nella loro ebbrezza in ogni momento si sono a te uniti per amore soltanto e non si sono mai più voltati indietro. Tu infatti hai inebriato con lo stupore dei tuoi misteri coloro che avevano bevuto a questa dolce fonte perché avevano sete della tua carità» (ISACCO DI NINIVE, Capitoli sulla conoscenza di Dio I, 87s.).