Pensiero serale 04-01-2025

Ecco il commento di don Fabio alle letture di questa domenica, in particolare Sir 24 e Gv 1, ma io vi segnalo anche Ef 1.

«La prima lettura della seconda domenica di Natale è un brano del Siracide che descrive la Sapienza.
Il termine “sapienza” in ebraico è una delle traduzioni della parola “Toràh”, termine che indica la legge ricevuta da Mosè. Israele possiede questo tesoro: conosce i decreti del Signore, e il libro del Siracide – che cerca di costruire un ponte tra cultura ebraica ed ellenistica – afferma che gli Israeliti sono caratterizzati dal dono di questa saggezza che li guida nella vita.
Tutto ciò prende una nuova luce nel Vangelo di questa liturgia, che ancora una volta ci offre l’opportunità di riflettere sul prologo di Giovanni.
La stessa Sapienza di Dio è ora descritta come una persona; Qualcuno che è proprio Dio e viene a vivere in mezzo al suo popolo. Compie ciò che si diceva in Siracide ma in modo sorprendente – con la sua incarnazione: “Si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. Nel testo greco suona: “Ha piantato la sua tenda in mezzo a noi”, esattamente come dice il Siracide, ma nel Vangelo non è solo una comprensione intellettuale: è diventata carne!
È Qualcuno che vive e si muove concretamente in mezzo a noi.
Questa “Sapienza che è carne” ha una sua “gloria”, un modo di essere specifico: “Noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre›”.
In Cristo ciò che riceviamo non è un’erudizione o un corpo di insegnamenti. Gesù non può essere ridotto alle sue parole. Ciò che ci salva e ci illumina è la sua vita, il suo modo di esistere. Le cose meravigliose e uniche che ha detto sono solo il risultato di chi Lui è. È Qualcuno che “era presso Dio ed era Dio”.
Gesù nella sua carne umana ha vissuto ogni singolo atto come “figlio che viene dal Padre”. Cristo non fa le cose che fa perché è solo una persona eccezionale: le fa perché vive come Figlio che viene dal Padre.
Anche noi, pur se non lo sappiamo, veniamo dalla provvidenza di Dio. Veniamo dal Padre e torneremo a Lui. Per la grazia dei sacramenti, la predicazione che ci ha toccato il cuore, la fede che viviamo, la speranza che vive nei nostri cuori e la carità che esercitiamo, anche noi viviamo come figli di Dio, ma per poter perseverare è essenziale essere connessi con la nostra origine.
Dice Gesù nello stesso Vangelo secondo Giovanni: “Se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio”. Quel “dall’inizio” si può tradurre anche “di nuovo”.
Rinascere.
Quel che Cristo ha per natura – Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero – noi lo riceviamo nel Battesimo, che è il perdono dei peccati, che è esperienza di rigenerazione.
È la misericordia che ci fa rinascere in Dio e ci permette di vivere da figli. La Sapienza che è venuta dalle nostre parti non ha fatto teorie: ci ha amati. E abbiamo capito il Padre. Abbiamo scoperto che era buono, mentre noi ne avevamo paura e sospetto.
Celebriamo ancora il mistero del Natale, che è il mistero della tangibilità di Dio.
È Lui che ha toccato noi. Nella nostra povertà, nei nostri peccati. E ognuno di noi può ricominciare. Sempre» (ROSINI FABIO, Di Pasqua in Pasqua. Commenti al Vangelo domenicale dell’anno liturgico C, San Paolo, Cinisello Balsamo 2024, pp. 47-49).

Vi invito a riflettere su una parola molto bella presente nella Seconda Lettura di questa domenica (Ef 1,5): predestinazione.
Sempre la Seconda Lettura (Ef 1,4) afferma che siamo stati scelti (cioè pensati, progettati) addirittura prima che il mondo fosse creato. Il Vangelo (Gv 1,15) ribadisce un concetto molto simile: siamo stati generati da Dio (non semplicemente dai nostri genitori). Spero (e prego) con tutto il cuore che ognuno di noi si ponga questo semplice interrogativo: la certezza che io derivo da Dio, prima che dai miei genitori, ha a che fare con la mia verità, con chi io sono veramente, con lo scopo e il senso della mia vita? Inoltre, è possibile intendere bene la libertà se non alla luce di tale verità? In altri termini, il fatto che io sono predestinato e pensato da sempre influisce e come sulla mia libertà? Chi mi conosce sa che queste domande sono il centro della mia ricerca, della mia fede e della mia vita e perciò le ho messe al centro anche del manuale, in particolare nei §§ 18 e 22 del VI capitolo, ma in realtà ogni pagina (addirittura il titolo del libro) è legata al rapporto tra verità e libertà.