Anche nell’imminenza del Natale voglio spedirvi un pensiero propostoci da Riccardo Maccione. Ecco anzitutto la sua introduzione.
«Tra i segni più significativi legati al Natale c’è la stella, che indica ai magi la via da seguire per trovare Gesù e che messa sulla capanna dei nostri presepi conferma che, sì, arriva proprio da lì la luce del mondo (come Cristo stesso si definisce nel Vangelo di Giovanni). Ed è un fuoco d’amore talmente forte da illuminare ogni angolo della terra, a cominciare dai luoghi più cupi del dolore e della solitudine. Perché la buona notizia riguarda soprattutto loro: gli umili, i poveri, i dimenticati. Una consapevolezza che dovrebbe spingere tutti a impegnarsi perché nessuno resti indietro e venga lasciato solo, soprattutto in questi giorni di festa e regali. Ma la stella di Natale ci indica anche un’altra verità, che cioè la strada per arrivare a Betlemme non è facile, è segnata dal deserto, dal dubbio, dall’impazienza. Se però riusciamo a non farci travolgere dalle nostre inadeguatezze saremo testimoni di una gioia senza fine. Lo evidenzia con profondità e poesia Klaus Hemmerle (1929-1994), teologo e vescovo tedesco cui si deve anche un vigoroso impegno ecumenico, di servizio alla spiritualità dell’unità» (RICCARDO MACCIONI, La preghiera della stella (che non si è ingannata), in Avvenire, 23 dicembre 2024).
Ora vi invito a meditare il pensiero del Vescovo tedesco: breve, semplice, ma profondo.
«La stella non si è ingannata, quando ha chiamato chi era più lontano, perché si incamminasse verso il Dio a lui vicino. La stella non si è ingannata, indicando la via del deserto, la più umile, la più dura. La stella non si è ingannata, fermandosi sopra le case di gente umile: è nato là il grande futuro. Il tuo cuore non si è ingannato, mettendosi in cammino, in cerca dell’ignoto. Il tuo cuore non si è ingannato, non cedendo alla vana impazienza. Il tuo cuore non si è ingannato, inginocchiandosi dinanzi al Bambino» (KLAUS HEMMERLE).
Possiamo porci alcune domande:
Io sto in cammino (pensiamo al cammino della Vergine Maria nel Vangelo di ieri)?
So combattere l’impazienza nelle sue varie forme (io penso che la pazienza consiste soprattutto nel saper abbracciare la croce)?
Dinanzi al Bambino mi inginocchio davvero (inginocchiarsi significa non mettere nessuno – nelle mie scelte, nel miei pensieri, nel mio cuore – al di sopra di Lui)?
Mi rendo conto che vivere sul serio il Giubileo significa almeno combattere il peccato in cui cado più spesso?
In estrema sintesi, Lui è davvero la Luce della mia vita?