Mi sembra importante, anzi indispensabile restare ancora sul Vangelo di domenica scorsa (Gv 18,33-37). Don Fabio, nel commento che vi spedisco stasera, sottolinea alcuni punti davvero preziosi.
«Per chiudere l’anno liturgico siamo chiamati a celebrare Cristo Re dell’universo.
Cosa è la Sua regalità? A cosa ci serve? Nel dialogo fra Gesù e Pilato che la liturgia propone, si parla di un Regno che non è di questo mondo. Ma noi siamo in questo mondo, e sembra che il suo Regno non riguardi veramente le nostre povere cose, se non come un’ipotesi futura che riguarda il domani.
In effetti Egli non appare come un Re ma solo come un imputato che verrà condannato, e appare nient’altro che come un perdente.
Pensiamoci: per quel che conta su questa terra, Costui non ha assolutamente nulla di regale. Egli è irrilevante rispetto ai giochi di forza del mondo. Il potere lo può schiacciare come un moscerino, e lo farà. Allora è un re di niente, è un fattore inutile della storia.
Eppure…
Eppure, nella stessa storia non c’è uomo più famoso di costui. Pilato, che lo giudica, entrerà nella memoria umana solo perché si è incrociato con lui. L’umanità impatterà contro questo trentenne fallito e morto ammazzato, e molti – che non lo cercavano né lo volevano – dovranno fare i conti con Lui. La cultura umana si inchinerà a questo oscuro galileo che non ha scritto niente e non ha lasciato opere architettoniche o artistiche dietro di sé. L’enorme maggioranza dei potenti della storia non ha neanche scalfito la poderosa presenza di Gesù di Nàzareth nella vita dei popoli.
Perché questa influenza? “Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”.
La verità, se entra nel cuore dell’uomo, ha la sua voce. Quella verità che gli uomini tanto cercano, in realtà non è di questo mondo. Questa verità non è il successo o il potere o il possesso, e questo uomo ne è completamente scevro. Altrove Lui ha detto che questa verità rende liberi. E quando un uomo è reso libero dalla verità di cui Lui dà testimonianza, ogni potere di questo mondo diventa una sciocchezza. Tanti uomini
e donne sono stati liberi da questo mondo perché ascoltavano e seguivano Costui. Molti si millantano per suoi seguaci ma mostrano di non esserlo perché falliscono patentemente sulla prova della libertà, essendo ricattabili, asserviti, conniventi con i poteri di questo mondo, poteri da quattro soldi che minacciano quelli che non hanno la verità nel cuore.
Infatti, chiunque partecipa del potere di questo mondo è in realtà uno schiavo: non possiede ma è posseduto, non governa ma è governato.
L’imbarazzante piccolezza di quest’Uomo è la sua regalità. A Lui il mondo non fa alcuna paura. Per Lui il mondo è una cosa molto piccola. Ha da dire qualcosa al mondo, non ha da chiedergli proprio niente.
Ah! Entrasse questa verità nel nostro cuore! Avessimo questa indipendenza dalle cose! Potessero i giovani crescere con questa solidità! Fossero gli anziani saggi secondo questa sapienza!
Venga il suo Regno!» (ROSINI FABIO, Di Pasqua in Pasqua. Commenti al Vangelo domenicale dell’anno liturgico B, San Paolo, Cinisello Balsamo 2022, pp. 203-204).
Penso che dobbiamo riflettere anzitutto sul nostro rapporto col mondo: né un’evasione dal mondo, né una mondanizzazione, magari per catturare audience, consenso, successo.
Inoltre, siamo chiamati non fermarci mai a ciò che “appare”.
Siamo esortati anche a chiederci se permettiamo alla Verità di entrare nel nostro cuore, sebbene ciò possa costare. Ognuno faccia una bella verifica: sono davvero libero da questo mondo?