Stasera, tenendo presente il brano del Vangelo della s. Messa (Lc 18,35-43) vi propongo non un commento, ma una preghiera. In realtà, ogni volta che meditiamo la Parola di Dio, la nostra riflessione dovrebbe diventare appunto preghiera. Questa che vi spedisco stasera è un esempio.
«O Signore, vera luce della mia coscienza, fa’ che io veda!
Per svolgere la mia missione nel presente senza tentennamenti, con coerenza e libertà, resistendo alle lusinghe della popolarità, Signore fa’ che io veda! Per continuare a servirti nelle controversie senza stancarmi mai perché memore dell’amore di un tempo più favorevole, Signore fa’ che io veda! Per affrontare e, spero, per superare vicende lieti o tristi, sempre arroccato alla tua legge, cosciente che raramente quel che luccica è in grado di dare nutrimento e vita, Signore fa’ che io veda! Per cantare sempre la tua bontà così tante volte provata, sicuro che questo mio albero lasciato appassire a suo tempo darà frutti, Signore fa’ che io veda! O Signore, vera luce della mia coscienza, fa’ che io veda!» (GHIDELLI CARLO, Oratio, in Lectio divina per ogni giorno dell’anno, Queriniana, Brescia 2000, vol. 8, p. 285).