Stasera vi propongo di meditare il Vangelo di questa domenica (Mc 10,35-45) grazie alle riflessioni di don Fabio Rosini.
«I discepoli seguivano Gesù, in mezzo a rinunce e precarietà. Come mai? Cosa cercavano veramente? Viene il giorno in cui il loro desiderio viene fuori – nella domanda di Giacomo e Giovanni del Vangelo di questa domenica – e viene alla luce con tutta la sua immaturità e la sua impresentabilità.
Ma Gesù non disprezza né loro né la loro domanda – non lo fa mai – e si mette a lavorare sulla loro richiesta, come fa un vero pedagogo, come fa un padre.
E inizia scavando in modo profetico, partendo da una frase che significa altro rispetto a quel che sembra: “Voi non sapete quello che chiedete” non vuol dire: “Ma che razza di domanda avete fatto?” ma: “In quel che chiedete c’è qualcosa che non sapete, che dovrete scoprire: non sapete ancora cosa state facendo, seguendomi, e dove questo vi porterà. Vi ci vorrà una serie di esperienze per arrivare alla luce nascosta in quel che state chiedendo”.
La loro domanda sarà purificata dal bere al calice di Cristo e dall’entrare nel suo Battesimo. Questi sono termini pasquali, fanno riferimento alla Passione, alla sorte di Gesù e alla sua immersione nella morte che porta alla risurrezione.
Un giorno arriveranno queste cose anche per loro e Giovanni e Giacomo faranno il salto di qualità.
Sant’Ignazio di Loyola dice che c’è una chiamata secondo la logica terrestre, la chiamata secondo la nostra capacità di capire, e poi arriva una seconda chiamata, quella matura, che è secondo il Re celeste, quando uno capisce cosa è veramente seguire Cristo, e abbandona le proprie categorie per entrare in quelle del Padre.
C’è un momento in ogni matrimonio in cui si scopre che c’è qualcosa di molto più profondo da vivere, c’è da dare la vita per l’altro, c’è da entrare nell’amore adulto, dove si accoglie l’altro per quel che è. Allora inizia il matrimonio, altrimenti diventa un’ipocrisia, un patto reciproco di non aggressione, come spesso succede, e non ci si sporca con la povertà dell’altro, si resta al di qua della soglia dell’amore incondizionato. Ma quella è la soglia della gloria, della vita grande. Quando si beve quel calice, inizia la comunione vera.
In ogni missione c’è il momento in cui bisogna passare da come noi pensiamo quel che abbiamo da fare, a come Dio lo ha preparato. Altra roba. Qui si ama davvero.
Anche gli altri discepoli, che si indignano della domanda dei primi due, dovranno fare questo passaggio. In quel momento avevano in testa un problema di potere. E scoprire, preparati dalla profezia di Cristo, che il potere è il servizio. Allora dovranno buttare via le loro categorie per essere grandi veramente. Non cambierà la loro voglia di avere il posto più alto, di essere importanti, ma che questa voglia è esaudita veramente dall’amore.
Il mondo è pieno di persone che cercano la grandezza nel posto sbagliato – anche la Chiesa è piena di questa gente.
La grandezza, il primo posto e la vera autorità si trovano nel luogo in cui uno ama, quando si dà la vita per qualcuno.
Il resto è roba piccola» (ROSINI FABIO, Di Pasqua in Pasqua. Commenti al Vangelo domenicale dell’anno liturgico B, San Paolo, Cinisello Balsamo 2022, pp. 185-187).
È la giornata missionaria e anche per ciò è bene sottolineare questa frase: «In ogni missione c’è il momento in cui bisogna passare da come noi pensiamo quel che abbiamo da fare, a come Dio lo ha preparato». Credo che ci aiuta molto a renderci conto che, per amare davvero, occorre entrare in profonda sintonia con il Signore, cogliendo sempre meglio la sua iniziativa e il suo modo di amare, di donarsi.
Inoltre, mi sembra molto interessante il riferimento alla vita matrimoniale. Se al centro di questa pagina del Vangelo c’è il servizio, ogni coppia dovrebbe chiedersi se, appunto come coppia, vive in profonda armonia il servizio ai figli, nella Chiesa e nella società.