Anche stasera vi presento un commento che ci aiuta a riflettere sul Vangelo di oggi (Lc 7,36-50). L’autore è un gesuita che ho già citato molte volte. È un grande autore di teologia spirituale (spero che almeno qualcuno di voi cercherà di conoscere meglio gli scritti dei teologi che vi segnalo).
«Quello a cui si perdona poco, ama poco
C’è un duplice rapporto fra l’amore e il perdono dei peccati. L’amore perdona ed il perdono è motivo per amare. Le biografie dei santi raccontano quante penitenze facevano per i loro peccati e con quanta insistenza ricordavano quei peccati nelle loro preghiere. Uno dei Padri del deserto diceva: appena mi alzo penso al mio peccato e mi corico con il pensiero del mio peccato. Oggi ci chiediamo se in simili penitenze non ci sia della mancanza di fiducia nel Dio che perdona. Per capire bisogna identificarsi con questi santi: essi non mettevano in dubbio che Dio perdonasse i loro difetti e le loro mancanze, ma ricordare i loro peccati era un modo per ricordare la bontà del Padre nei cieli, che ci ama nonostante le nostre debolezze e infedeltà. Ricordavano i peccati perché credevano nella remissione dei peccati, e questo accresceva il loro amore» (ŠPIDLÍK TOMÁŠ, Il vangelo di ogni giorno. Riflessioni sul vangelo feriale. Vol. IV, Lipa, Roma 2001, p. 98).
È importante il legame tra amore e perdono. Solo se mi sento davvero amato e trasformato da Dio, avrò in me l’Amore di Dio, l’Amore con cui Dio ama e col suo Amore potrò perdonare tutto e tutti.
Poi c’è il legame molto delicato tra memoria e perdono. Alcuni dicono che chi perdona deve anche dimenticare le offese ricevute. Non sono per niente d’accordo. Certe ferite e offese è impossibile dimenticarle. Però, a livello psicologico ed etico, c’è una memoria calda e c’è una memoria serena. È importante che la memoria non sia accesa, cioè piena di rancore, di risentimento, ma sia un ricordo sereno, proprio perché abbiamo perdonato. Io penso alla Vergine Maria. Non poteva non ricordare i peccati di Giuda e Pietro, ma li ricordava con Misericordia. Anche verso i miei peccati: posso e devo ricordarli, non per torturami, non per dubitare del perdono di Dio, ma per crescere nella gratitudine e nella vigilanza.