Uno studioso francese ha definito così il brano riportato nella Prima Lettura di oggi (1 Cor 12,31-13,13).
Questo capitolo ci pone indubbiamente di fronte a «una delle più belle pagine della letteratura cristiana. Si potrebbe definire un’ispirazione dall’alto che, per arrivare fino a noi, si serve per un istante della lingua degli Angeli. Giammai voce umana ha trovato simili accenti per celebrare ciò che vi ha di più divino quaggiù. Giammai l’afflato poetico si è sollevato a simili altezze» (TOUSSAINT CONSTANT, Epitres de st. Paul, Paris, 1910, p. 389).
In questi giorni mi sono imbattuto in alcuni pensieri di santa Teresa di Lisieux (tratti dal Manoscritto C). Sono sicuro che ci possono aiutare a vivere l’insegnamento di san Paolo nella nostra vita quotidiana.
«C’è in comunità una sorella che ha il talento di dispiacermi in tutto: eppure è una santa religiosa. Sono impegnata a fare per questa sorella, che ha il talento di dispiacermi in tutto, ciò che avrei fatto per la persona che amo di più. Mi sforzavo di fare per la sorella che mi procurava tante lotte tutti i favori possibili Non mi limitavo a pregare molto per la sorella, che mi procurava tante lotte: quando avevo la tentazione di rispondere in modo sgarbato, mi limitavo a farle il mio più gentile sorriso» (MC 292).
«Al Carmelo non ci sono nemici, ma in fondo ci sono delle simpatie, ci si sente attirate verso una sorella, mentre un’altra ti spingerebbe a fare un lungo giro per evitare di incontrarla. Gesù mi dice che questa sorella bisogna amarla, che bisogna pregare per lei, anche quando il suo comportamento mi portasse a credere che non mi vuole bene. Non basta amare, bisogna dimostrarlo» (MC 295).
«Dare a tutte le sorelle quello che chiedono è meno dolce che offrire se stessi seguendo i moti del cuore. Quando ce lo chiedono gentilmente non ci costa dare, ma se sfortunatamente non usano parole abbastanza delicate, subito l’anima si ribella. Se è difficile dare a chiunque chiede, lo è molto di più lasciar prendere ciò che ci appartiene senza che sia nemmeno richiesto» (MC 296).
Credo che siamo agli antipodi dell’amore ridotto a sensazioni, istinto, spontaneismo, pulsioni, emozioni.
Auguro a ognuno di porsi una sola domanda: ciò che Dio ha operato in s. Teresa può realizzarlo anche in me?