Anche stasera vi spedisco le riflessioni di monsignor Aiello e anche stasera vi ricordo che è fondamentale meditare anzitutto la Prima Lettura (Ez 37,1-14) e il brano del Vangelo di oggi (Mt 22,34-40), altrimenti il commento che poi leggiamo è molto poco comprensibile. Potremmo addirittura sprecarlo.
«Lettura
L’immagine del capitolo 37 di Ezechiele è di grande impatto. In una valle sterminata, dove il profeta viene condotto dalla “mano del Signore”, sono ammassate “ossa inaridite›”. Nella “distesa di quella valle” si era forse combattuta una violenta battaglia con un gran numero di morti, rimasti insepolti. È un sacrario a cielo aperto, intorno a cui il Profeta si muove raggelato: prima gli avvoltoi, poi la pioggia, il sole, lo scorrere degli anni con le stagioni, hanno prosciugato quei resti umani da ogni umore di vita, così che ora biancheggiano al sole come pietre ammassate alla rinfusa. La “mano del Signore” rompe il silenzio agghiacciante chiedendo: “Figlio dell’uomo, potranno queste ossa rivivere?”. La domanda è retorica e meriterebbe una sconsolata negazione, ma Ezechiele, abituato ai prodigi del suo Dio, risponde: “Signore, tu lo sai!”. Come a fare una cosa inutile, bisogna profetizzare su quell’ammasso di ossa dicendo: “Ossa inaridite, udite la Parola del Signore!”. Capiterà anche a te uscendo di sagrestia con candele e incenso, o, all’atto di prendere la parola all’ambone, di guardare quante e quali persone, a distanze siderali, punteggino la cattedrale vuota, non a consolarti, ma ad evidenziare un fallimento pastorale.
Meditazione
Quell’ammasso di morte è una visione della “macro-storia”, con i suoi eserciti che vanno a finire nel grande “cimitero degli elefanti”’; ma anche delle nostre singole vicende, osservate – a distanza di decenni e di secoli – dalle sponde dell’eternità, “dov’è silenzio e tenebra la gloria che passò” (Manzoni). E nell’orizzonte di questa scena macabra e raccapricciante, che vedo il dottore della Legge interrogare con saccenza Gesù: “Maestro, nella legge, qual è il grande comandamento?”. E forse il desiderio di sapere se rimarrà qualcosa di Gesù, del partito dei farisei cui egli è iscritto, dei sadducei – avversari con cui i farisei si scontravano di continuo -, dei presenti, di me lettore a distanza di duemila anni, di tutti coloro che sono stati e saranno “finché brillerà il sole sulle sciagure umane” (Foscolo). “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore e il prossimo come te stesso” è la formula magica che, ieri Ezechiele, e oggi io, tu, noi possiamo pronunciare sull’ammasso di relitti umani che giacciono inerti, destinati a essere spolpati dal sole e dalla pioggia. La visione del profeta è una scena di creazione, in cui Dio manda il suo Spirito d’Amore a fare Pentecoste su ciò che sembrava irrimediabilmente perduto. L’Amore è l’epiclesi che puoi pronunciare su un mondo che va alla deriva, su una terra avvelenata dai miasmi delle discariche, su una Chiesa stanca, su una coppia in crisi, su una speranza che vedi inaridita come quelle ossa; su di te, quando non credi più in te stesso, mentre Dio continua a scommettere su di te.
Preghiera:
Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra.
Agire:
Faccio una visita al cimitero in piena estate, quando ci sono solo fiori di plastica» (AIELLO ARTURO, Solo l’amore ci salverà, in Messa meditazione 2024, luglio-agosto, pp. 397-398).
Il tema di fondo è il legame tra amore e speranza. Solo l’Amore che Gesù ha per noi può fondare la nostra speranza. In mezzo ai tanti mali di cui facciamo ogni giorno drammatica esperienza, l’unica speranza è certamente lo Spirito Santo. Come al solito, il Vescovo di Avellino ci aiuta a interpretare la nostra vita alla luce della Parola di Dio. Mi sembrano significativi anche i due riferimenti alla letteratura (Manzoni e Foscolo). Credo che sia importante e fecondo il dialogo tra fede e cultura.
Vedendo tanti disastri coniugali (ma anche nel fidanzamento), forse l’espressione che mi ha più colpito è proprio quella sulla “coppia in crisi”.