Pensiero serale 17-08-2024

Ritengo importante riflettere ancora sul brano del Vangelo di ieri.

 

«Dio ha un progetto nei riguardi dell’uomo e della donna, del matrimonio: “Non avete letto che da principio… Dio ha congiunto…”. Non ci si unisce in matrimonio per istinto, per una scelta personale, ma obbedendo a una volontà di Dio. Non noi ci scegliamo, ci uniamo, ma lui ci sceglie, ci chiama, ci unisce; noi rispondiamo liberamente alla sua chiamata d’amore. Come questo avvenga è difficile specificarlo; Dio si serve di molti fattori o cause: quelli del corpo, delle pulsioni interiori, delle vicende quotidiane…

Stando così le cose, matrimonio e celibato sono realtà cristiane tutte da capire, cosa possibile – sia l’uno che l’altro – solo a coloro a cui è dato. E difficile capire il celibato: “Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso… Chi può capire, capisca”. I discepoli non ‘capiscono’ le parole di Gesù sul matrimonio così come lui lo propone; davanti alla rivelazione del suo progetto – che è il progetto originale di Dio – essi dicono: “Se questa è la condizione dell’uomo verso la donna, non conviene sposarsi”. Il matrimonio dunque – e non solo il celibato – è qualcosa da “capire”, frutto di una ricerca, abbandono all’azione misteriosa a colui che è l’amore del Padre e del Figlio.

Per realizzare la loro vocazione l’uomo e la donna devono “lasciare” (“L’uomo lascerà suo padre e sua madre”: Gen 2,24), devono compiere un esodo. Lasciano la loro “solitudine”, terra della loro schiavitù (“Non è bene che l’uomo sia solo”: Gen 2,18). Al termine del loro cammino trovano colui o colei che Dio ha disposto come “l’aiuto simile a sé” (Gen 2,18), fatto per me. Essi vivono il mistero della pasqua e passano da questo mondo al Padre, entrano nell’amore trinitario. Essi “lasciano” e, da estranei che erano, da “soli”, sono guidati a formare un’intimità più grande di ogni vincolo: “…si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola” (Gen 2,24). L’unità, l’indissolubilità, la fedeltà che sostanzia questa unione non sono “legge”, ma “vangelo” di Gesù. Gesù parte dal matrimonio e arriva al celibato. In questo sembra di dover intuire che Gesù vuole affermare due cose. Anzitutto, che il matrimonio, come ogni realtà, è a servizio del Regno. Il Regno è talmente al di sopra di tutto, deve essere talmente l’unica preoccupazione, che per porsi al suo servizio è giusto non solo costruire un matrimonio indissolubile, ma anche abbracciare il celibato» VENTURI GIANFRANCO, Commento alle letture della XIX settimana. Meditatio, in Lectio divina per ogni giorno dell’anno, Queriniana, Brescia 2000, vol. 7, pp. 80-81).

 

Invito ciascuno a riflettere bene su questo commento. Al centro c’è l’iniziativa di Dio. Forse pochi si rendono conto che sposarsi implica anche un “lasciare”. Infine, temo che non tutti abbiano le idee chiare sul celibato. Continueremo questo cammino nei prossimi giorni. 

Chi è sposato dovrebbe ovviamente condividere tutto ciò col coniuge!!!