Pensiero serale 05-07-2024

Molti sono già abituati al linguaggio davvero particolare di Arturo Aiello. Stasera vi presento il suo commento alle letture di questo lunedì della XVIII settimana. Egli commenta un brano che conosciamo bene (la moltiplicazione dei pani e dei pesci) e il duro scontro tra Geremia e il falso profeta Anania. 

 

«Il sapore della festa

 

Lettura

C’è una disputa tra le sacre mura del tempio, tra il profeta Geremìa e Ananìa. Nulla di nuovo. Quest’ultimo rassicura gli ascoltatori annunciando nel nome di Dio la fine dell’esilio, il ritorno degli esuli e, addirittura, la restituzione di quanto trafugato e portato a Babilonia. Geremia sa che il vaticinio è falso, e serve solo a consolare gli ascoltatori offrendo vane speranze. Chi ascoltare? Il Profeta che prevede tempi lunghi, o il “telepredicatore che reclamizza una salvezza a basso costo e che forse è sponsorizzato da una multinazionale”? Ananìa rompe il giogo che il Profeta porta sul collo per annunciare la fine dell’esilio, ma Dio parla a Geremìa e annuncia la morte del falso predicatore, che con i suoi sorrisi blandisce gli ascoltatori, presentando l’Iban nei titoli di coda, per “libere elargizioni”. Quando c’è da scegliere, la via più difficile è quasi sempre quella giusta.

 

Meditazione

La morte del Battista è per Gesù un “avviso di garanzia”: l’agnello sgozzato nel buio del carcere è un anticipo di quanto accadrà anche allo Sposo. Gesù cerca luoghi deserti per piangere la scomparsa dell’amico. Ma la folla ha fame di Lui e della sua Parola, che fa piaga nel cuore e guarisce al tempo stesso. A volte non c’è tempo nemmeno per piangere i morti, perché i vivi chiedono ascolto, spazio, accoglienza. Per questo Gesù si fa Pastore per pecore sbandate e senza guida, e non si sottrae agli sguardi, alle richieste, alle malattie. Tutti sono in un grande sogno da mattina a sera, tutti, tranne i discepoli, che vedono l’ora e consultano l’agenda degli impegni: sono essi a strattonare il Maestro portandolo alla realtà, ai bisogni immediati, all’urgenza di chiudere la trasmissione perché è ora di cena. “Voi stessi date loro da mangiare!” dice Gesù. Ma come si fa se ci sono solo cinque pani e due pesci? Se l’amore tra i coniugi è già in riserva? Se a Messa non viene più nessuno? Il nostro peccato più grave è tener lontane le nostre povertà dalle mani del Maestro, che sa riaggiustare ogni cosa: “Portatemeli qui”. Provo a mettere nelle sue mani, non senza difficoltà, i miei peccati, gli orrori delle guerre, l’odore di putrefazione che sale dalle fogne della storia recente, gli stupri, le violenze, le infinite miserie della Chiesa e del mondo. Ecco il mio compito: accorciare le distanze tra elementi che, distanti, non producono nulla ma, accostati, generano processi virtuosi. “Tutti mangiarono a sazietà”. Avevano ascoltato la sua Parola a lungo, ma ora questo pane, ancora caldo, ha il sapore della festa.

 

Preghiera

Signore, a volte mi trovo a lottare tra “sostanze” tossiche e maleodoranti che, imbrattato, porto con me dal mondo all’altare. Nelle tue mani tutto profuma di vita, di speranza e di salvezza. Tu, che facesti nevicare sull’Esquilino in pieno agosto, purifica il mio cuore e copri anche oggi d’un bianco manto gli orrori del mondo.

 

Agire

Stasera partecipo all’Eucaristia anche se è un giorno feriale» (AIELLO ARTURO, Il sapore della festa, in Messa meditazione 2024, luglio-agosto, pp. 273-274).

 

Non ritengo opportuno aggiungere alcun commento perché c’è già molto su cui riflettere. Mi limito a sottolineare che proprio non mi aspettavo il bellissimo riferimento finale alla festa mariana che oggi ricordiamo: la Dedicazione della basilica di s. Maria maggiore. Per chi vuole approfondire il senso e l’origine di questa festa segnalo il sito della parrocchia.