Stasera vi spedisco una preghiera forte, dolorosa e luminosa che tanti di voi già conoscono. Ecco come l’ha introdotta Riccardo Maccioni (che ho già citato in altre occasioni).
«La malattia, la sofferenza, il dolore non sono mai un dono. Suscitano anzi la più umana delle domande: perché? Perché un bambino deve stare così male, perché è toccato proprio a me, perché la guarigione non arriva? Il credente però cerca di non rassegnarsi alla disperazione. Sa che anche il buio più cupo porta in sé sempre uno spiraglio di luce. Si tratta di confidare nel Signore e di domandargli la sapienza necessaria a capire come anche la malattia più assurda possa diventare uno strumento di crescita umana e spirituale, fino a comprendere cosa nella vita conti davvero, al di là del potere e della ricchezza. Commovente in questo senso la testimonianza di Kirk Kilgour (1947-2002) grande pallavolista statunitense rimasto paralizzato nel pieno della carriera a seguito di una caduta in allenamento. La sua preghiera spiega meglio di mille riflessioni colte cosa significhi trasformare la sofferenza in lode a Dio e dono di sé agli altri».
Ecco la preghiera di Kirk Kilgour.
«Chiesi a Dio di essere forte per eseguire progetti grandiosi: Egli mi rese debole per conservarmi nell’umiltà.
Domandai a Dio che mi desse la salute per realizzare grandi imprese: Egli mi ha dato il dolore per comprenderla meglio.
Gli domandai la ricchezza per possedere tutto: mi ha fatto povero per non essere egoista.
Gli domandai il potere perché gli uomini avessero bisogno di me: Egli mi ha dato l’umiliazione perché io avessi bisogno di loro.
Domandai a Dio tutto per godere la vita: mi ha lasciato la vita perché potessi apprezzare tutto.
Signore, non ho ricevuto niente di quello che chiedevo, ma mi hai dato tutto quello di cui avevo bisogno e quasi contro la mia volontà. Le preghiere che non feci furono esaudite.
Sii lodato; o mio Signore, fra tutti gli uomini nessuno possiede quello che ho io!».
Siamo invitati a riflettere per capire sempre meglio cosa davvero conta nella vita, cosa realmente rende felici.
Chissà quante volte ci sembra di non essere esauditi nella preghiera e magari abbiamo il “coraggio” di giudicare Dio o di accusarlo di averci abbandonato.
È bene meditare su due passi della Bibbia: Gv 15,2 e Rm 8,28.