La preghiera di stasera non ha proprio bisogno né di presentazione né di commento.
«Vieni di notte, ma nel nostro cuore è sempre notte: e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni in silenzio, noi non sappiamo più cosa dirci: e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni in solitudine, ma ognuno di noi è sempre più solo: e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni figlio della pace, noi ignoriamo cosa sia la pace: e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni a liberarci, noi siamo sempre più schiavi: e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni a consolarci, noi siamo sempre più tristi: e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni a cercarci, noi siamo sempre più perduti: e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni, tu che ci ami, nessuno è in comunione col fratello, se prima non è con te, o Signore.
Noi siamo tutti lontani, smarriti, né sappiamo chi siamo, cosa vogliamo: vieni, Signore.
Vieni sempre, Signore» (DAVID MARIA TUROLDO, “Lungo i fiumi…”. I Salmi, Cinisello Balsamo, 1987, p. 7).
A me sembra un testo poetico, espressione di sofferenza, umiltà e fiducia. Due piccoli interrogativi: sono davvero assetato di Dio? Questa sete diventa vero impegno di fraternità?