Stasera vi propongo di restare sul brano del Vangelo della s. Messa di ieri, XV domenica del Tempo Ordinario (Mc 6,7-13) per meditare sul commento di don Fabio.
«Gesù dà potere ai suoi sugli spiriti impuri. Cosa sono? Sono non puri, ossia misti, che confondono vita e morte, che banalizzano il bene e minimizzano il male. Se uno spirito si oppone patentemente allo Spirito Santo, si vede, fa le scintille, suona male, non si può nascondere. Ma quando usa insieme bene e male, ci si può confondere. Infatti, nessuno fa il male pensando che sia male, ma perché ha un buon motivo per farlo. Frasi del tipo: “quando ci vuole ci vuole”. E ci si autorizza allo scivolone. Lo spirito impuro è il tipo di inganno per cui si giustifica il male in nome di una sua parte buona. È l’arte sottile del compromesso, della mezza misura. Per cui per buone ragioni si dà licenza al tortuoso, all’indegno, al violento, al mal fatto.
I matrimoni si rovinano quando si inizia a non andare fino in fondo, quando ci si abitua a non dire la verità, e il quieto vivere spegne gli slanci, e il comfort vince sull’integrità. E si tira a campare. Male.
Come si vince questa roba?
Anzitutto si è mandati a due a due: ci vuole l’altro, la condivisione, la comunione, non esiste il “self-made” nel Cristianesimo, tutto è relazione, altrimenti è una trappola.
E poi si porta il bastone, ma non il pane, ossia la sacca, e niente denaro, indossando solo i sandali, e niente indumenti di riserva. Sono indicazioni contingenti? No, è Vangelo, è una parola eterna.
Il cibo non serve per la battaglia, perché non si vince lo spirito impuro preoccupati degli appetiti. Se comanda quel che “mi va”, resto sempre un bambino.
La sacca è per portare le cose “che non si sa mai”, le soluzioni di riserva, le rassicurazioni. Se ho un piano “B”, non sono autentico. Se vuoi camminare nella verità, non esiste una via di fuga di riserva.
Niente denaro: chi ha paura di perdere qualcosa è accecato dall’ansia. Il possesso è il nemico dell’amore, che è la luce della nostra vita. Non si vince col possesso ma col distacco.
Ma calzare i sandali: non sedersi, non installarsi, non “sistemarsi” ma camminare, essere disposti a cambiare, a essere messi in discussione, in movimento.
E nessun’altra tunica che quella che indosso: l’abito rappresenta il ruolo. Niente ambiguità di relazioni. Se sono sposato, sono sposato sempre, non sfodero qualche altro atteggiamento, non nascondo che c’è una donna cui appartengo; e se sono un padre, lo sono sempre anche quando non ho i miei figli intorno, perché penso a loro, vivo per loro.
Ma si afferra il bastone. Cosa è? Un legno serve a Mosè per passare il mare, un legno serve a Cristo per arrivare alla meta, che è il Padre. Se non si accoglie il legno della croce, se si rifiuta il dolore e la precarietà, lo spirito impuro ha una porta spalancata per entrare, perché si rifiutano i disegni della Provvidenza. Seguire Cristo senza accogliere la croce? Più dannoso che inutile. Chi lo può seguire, rinneghi la sua vita – ossia il pane, le riserve, le installazioni e i ruoli ambigui che sembrano proteggere la propria vita – ma afferri stretta la sua croce ogni giorno e lo segua» (ROSINI FABIO, Di Pasqua in Pasqua. Commenti al Vangelo domenicale dell’anno liturgico B, San Paolo, Cinisello Balsamo 2022, pp. 140-141).
È bene effettuare una serena e profonda verifica su alcuni punti. Ve ne presento “solo” cinque.
1. Sono bravo nell’esercitare l’arte del compromesso?
2. Ho capito che la relazione è importante (ecco la differenza tra chi vive bene l’affettività e chi invece è sempre e solo alla ricerca di emozioni, sensazioni…), ma c’è il rischio dell’ambiguità nelle relazioni?
3. Mi accorgo quando nel mio modo di amare si insinua il possesso?
4. Ho compreso che Cristo e croce sono inseparabili (e invece c’è chi vuole un cristianesimo facile e mondano, o senza morale o solo con gli aspetti morali gradevoli)?
5. In che senso quando comanda quel che “mi va” è segno che sono rimasto bambino? Io penso che ciò ci aiuta a distinguere la vera maturità da un pericoloso infantilismo.
È superfluo precisare che chi ha il padre spirituale (sulla sua importanza ne parlo molto nell’ultimo capitolo del mio Manuale) fa bene a confrontarsi con lui su questi punti.