30-08-2023

Nella settimana scorsa mi sono soffermato a riflettere sulla fede. Stasera voglio tornare sulla pagina del Vangelo che la Chiesa ci ha proposto mercoledì 23 agosto: Mt 20,1-16. Si tratta della parabola in cui sembra che il padrone sia ingiusto perché paga allo stesso modo operai che lavorano per un tempo molto diverso. Padre Špidlík ci fa riflettere sul significato profondo di essere chiamati a essere operai nella vigna del Signore. Mi sembrano pensieri piuttosto densi, quindi come sempre vi consiglio un tempo adeguato e soprattutto una meditazione profonda e attenta. Ovviamente è preferibile meditare anzitutto personalmente la pagina del Vangelo.

 

 

«Gli operai nella vigna (Mt 20,1-16)

 

Lavoratori per la sua vigna

Per operaio si intende colui che lavora, che opera. Il primo e più grande operaio è, secondo san Giovanni Crisostomo, Dio stesso, che ha creato il cielo e la terra, un’opera grande e meravigliosa. Crisostomo la paragona ad una tavola imbandita pronta per l’invitato, l’uomo. Più tardi però corresse un po’ questa immagine. La festa sarà alla fine dei secoli; per adesso l’uomo non è ancora un convitato, ma un collaboratore. L’opera della creazione non è ancora finita, perché Dio ha voluto dare all’uomo il grande privilegio di completare l’opera iniziata dal supremo Artista.

Non sono molti i maestri che hanno una così grande fiducia nei loro discepoli da lasciare che terminino la loro opera. Invece con fiducia Dio affida all’uomo il suo lavoro, crede in lui e non lo abbandona, lo accompagna con la sua mano. L’uomo quindi è un operaio al servizio di Dio, sotto la guida di Cristo. La sua opera è creativa se si attiene fedelmente al primo progetto tracciato da Dio. La volontà di Dio è la prima regola della nostra azione.

 

Un lavoro ineguale

La volontà di Dio non è un principio astratto. Con una libera decisione, Dio affida concretamente a ciascuno il suo compito. Nessuno riceve lo stesso compito, perciò ogni vocazione è particolare e irripetibile. Nessuno riceve lo stesso tempo: Dio dà a ciascuno un tempo diverso per portare a termine la propria opera. Perciò c’è tanta differenza nei talenti personali, e di conseguenza anche nei tipi di lavoro. […]

 

Amico, io non ti faccio torto

Gli operai che hanno cominciato a lavorare dalla mattina mormorano quando vedono che a fine giornata la ricompensa è uguale per tutti. Anche a noi sembra un’ingiustizia: perché dare la stessa paga a chi ha sopportato il caldo e la fatica di un giorno intero e a chi ha lavorato solo poche ore? I Padri hanno una risposta spiritosa a questa domanda. Il denaro qui significa la vita eterna, il regno di Dio. È una ricompensa indivisibile, che non si può concedere parzialmente.

Si può rispondere anche in un altro modo, e cioè senza fare nessuna distinzione fra lavoro e ricompensa: il solo fatto di lavorare nella vigna del Signore è una ricompensa. Da questo punto di vista quelli che hanno lavorato un’intera giornata ricevono più di quelli che hanno lavorato nelle ultime ore. Non è forse un grande privilegio conoscere Cristo già da piccoli ed essere al suo servizio fin da giovani? Per non vantarsi di questo privilegio, il vangelo ci consiglia di stimare anche quelli che arrivano tardi, magari solo nella vecchiaia. Dio ama anche loro e dà anche a loro la possibilità di correggere un passato negligente» (Tomáš Špidlík, Il Vangelo di ogni giorno, Lipa, Roma 2001, vol. IV, pp. 43-45).

 

Mi ha colpito molto la frase: “il solo fatto di lavorare nella vigna del Signore è una ricompensa”. Occorre pregare e riparare per chi rifiuta di rispondere alla chiamata di Dio, oppure prima accetta e poi tradisce. Ovviamente non mi riferisco solo ai sacerdoti e ai religiosi.