29-09-2023

Proprio durante il pellegrinaggio in Francia (Lisieux, Alencon…) sono stato invitato a celebrare la s. Messa a Battipaglia nella parrocchia di s. Teresa il 29 settembre.

In questo pomeriggio nel preparare l’omelia, in modo molto particolare (provvidenziale!) mi sono imbattuto in un discorso, di ben 102 anni fa, di un Papa che conosco molto poco, Benedetto XV. Egli prima riporta i seguenti passi del Vangelo:

 

«In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me» (Mt 18,1-5).

 

Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro» (Mc 10,13-16).

 

E poi spiega in cosa consiste tale infanzia, immensamente diversa da immaturità e infantilismo:

 

«L’infanzia spirituale è formata da confidenza di Dio e da cieco abbandono nelle mani di Lui. […]. L’infanzia spirituale […] esclude infatti il superbo sentire di sé; esclude la presunzione di raggiungere con mezzi umani un fine soprannaturale; esclude la fallacia di bastare a sé, nell’ora del pericolo e della tentazione. E, d’altra parte, suppone fede viva nella esistenza di Dio; suppone pratico omaggio alla Potenza e alla Misericordia di Lui; suppone fiducioso ricorso alla provvidenza di Colui, dal quale possiamo ottenere la grazia e di evitare ogni male e di conseguire ogni bene» (Benedetto XV, Discorso 14-8-1921).

 

Ancora di più mi hanno colpito moltissimo le seguenti frasi con cui papa Benedetto XV collega s. Teresa d’Avila (la “santa sua Madre”) a s. Teresa di Lisieux:

 

«Alla santa sua Madre era apparso un giorno il Divino Maestro, e, avendole chiesto come si chiamava, la pia Fondatrice del Carmelo aveva risposto: “Teresa di Gesù”, meritando che l’apparso Signore le dicesse: “ed io sono Gesù di Teresa!”. Non altrimenti la carmelitana di Lisieux poteva dire che si chiamava Teresa di Gesù Bambino, perché il Bambino Gesù era il maestro e il modello di Teresa» (Benedetto XV, Discorso 14-8-1921).

 

Mi manca il tempo per commentare pensieri così alti. Appena potrò, approfondirò la grande luce che ci è donata.

Vi ringrazio con tutto me stesso per come avete pregato per me rispondendo alla mia richiesta di ieri sera (l’ho sentito in un modo che non riesco a spiegare!). Non smetterò mai di pregare per ciascuno di voi, in particolare in ogni s. Messa.