Stasera continuo la riflessione sul duplice aspetto della fede, segnalandovi un ottimo libro dedicato alla Vergine Maria. Auguro a me e a voi di avere sempre Lei come maestra nella fede: maestra nell’umiltà, nell’obbedienza, nella totale sintonia con lo Spirito Santo. Stimo molto padre Cantalamessa anche perché intende l’ecumenismo in modo serio ed equilibrato, cosa oggi purtroppo rarissima.
«”Non si tratta solo di credere alle cose che Dio ha rivelato, ma a Lui, che merita la nostra fede, che ci ha tanto amato e ha tanto fatto per amore nostro” (Giovanni Paolo I, Udienza generale 13-9-1978). L’atto di fede di Maria è quanto mai personale, unico e irripetibile. È un fidarsi di Dio e un affidarsi completamente a Dio. È un rapporto da persona a persona. Questo si chiama fede soggettiva. L’accento è qui sul fatto di credere, più che sulle cose credute. Ma la fede di Maria è anche quanto mai oggettiva, comunitaria. Ella non crede in un Dio soggettivo, personale, avulso da tutto, e che si rivela solo a lei nel segreto. Crede invece al Dio dei Padri, al Dio del suo popolo. […] Maria non avrebbe creduto all’angelo, se le avesse rivelato un Dio diverso, che ella non avesse potuto riconoscere come il Dio del suo popolo Israele. […] I fratelli protestanti […] valorizzano di più quel primo aspetto, soggettivo e personale, della fede. “Fede è una fiducia viva e audace nella grazia di Dio; è una ferma fiducia” (Martin Lutero, Prefazione all’epistola ai Romani e Delle buone opere). In alcune correnti del protestantesimo, come nel Pietismo, dove questa tendenza è portata all’estremo, i dogmi e le cosiddette verità di fede non hanno quasi alcuna rilevanza. L’atteggiamento interiore, personale, verso Dio è la cosa più importante e quasi esclusiva» (Raniero Cantalamessa, Maria. Uno specchio per la Chiesa, Ancora, Milano 1990, pp. 56-57).