Continuo a spedirvi l’omelia pronunciata da papa Wojtyla in occasione della canonizzazione di Claudio La Colombière. Così abbiamo la possibilità di conoscere meglio ciò che il Signore rivelò a santa Margherita Maria Alacoque.
Voglio precisare che, quando si parla di “cuore”, non ci riferiamo semplicemente ad affetti, emozioni e sentimenti (siamo esattamente agli antipodi dell’espressione “Va’ dove ti porta il cuore”). Al tema del “cuore” dedico sei pagine del mio Manuale (pp. 390-396), ma, in realtà, del cuore parlo in tutto il cap. IX, perché a livello teologico, antropologico, biblico ed etico “coscienza” e “cuore” sono praticamente sinonimi. Basti pensare al negativo: alla gravità di avere un cuore duro (vi consiglio di meditare a lungo Sal 95,8.10; Sal 51,8.12.19).
Del brano, che vi spedisco stasera, mi colpiscono i seguenti punti: la breve vita di Claudio La Colombière (è umano desiderare una lunga vita per sé e per i propri cari, ma alla luce del Vangelo forse conta qualcosa di molto diverso), la preghiera (intesa come dialogo intimo col Signore: io cerco di ascoltare la Sua voce nell’intimo del mio cuore quando prego? Se non ci riesco, chiedo aiuto allo Spirito Santo, mi confesso spesso e bene?) e poi l’importanza della riparazione.
Vedo come agisce la Provvidenza. Ho pensato di spedirvi questo brano, in cui c’è un riferimento esplicito alla misericordia del Signore, e oggi è la festa di san Luca, definito da Dante “Scriba mansuetudinis Christi”.
«Questo religioso dal cuore puro e libero era pronto a capire e a predicare il messaggio che nello stesso tempo il Cuore di Gesù affidava a Santa Margherita Maria Alacoque. Paray-le-Monial sarà la tappa più feconda ai nostri occhi del cortissimo itinerario di Claudio La Colombière. Arriva in questa città, già molto ricca di tradizione di vita religiosa, per fare l’incontro provvidenziale dell’umile Visitandina entrata in un dialogo costante con il suo “divino Maestro” che le promette “le delizie del [suo] puro amore”. Egli scopre in lei una religiosa che desidera ardentemente “la Croce tutta pura” (Memorie, n. 48) e che offre la sua penitenza e le sue sofferenze senza reticenza.
Padre La Colombière, con grande sicurezza di discernimento, autentifica di getto l’esperienza mistica di questa “discepola prediletta del Sacro Cuore” (Ibidem, n. 54) con la quale avrà una bella fraternità spirituale. Da lei, egli raccoglie il messaggio che conoscerà una grande risonanza: “Ecco questo Cuore che ha amato gli uomini a tal punto da non risparmiarsi nulla, fino a esaurirsi e consumarsi per testimoniare loro il suo amore” (Ritiro, n. 135). Il Signore chiede che una festa onori il suo Cuore, facendogli una “riparazione d’onore” nella comunione eucaristica. Margherita Maria trasmette al “servitore fedele e amico perfetto” che lei ha riconosciuto in Padre La Colombière la missione di “istituire questa devozione e dare questo piacere al mio Cuore divino” (Ibidem). Claudio, negli anni che gli restano, interiorizza le “ricchezze infinite”. Ormai la sua vita spirituale si svolge nella prospettiva della “riparazione” e della “misericordia infinita” tanto sottolineate a Paray. Egli si è offerto tutto al Sacro Cuore “sempre ardente d’amore”. Persino nella prova dimentica di sé per giungere alla purezza ed elevare il mondo a Dio. Accorgendosi della sua debolezza, si rimette alla potenza della Grazia: “Fate in me la vostra volontà, Signore […]. Dovete fare tutto voi, divino Cuore di Gesù Cristo (Ibidem Offerta, n. 152)» (Giovanni Paolo II, Omelia, 31 maggio 1992).