Stasera (e nei prossimi giorni) vi spedisco alcune riflessioni sulle letture di questa domenica. Comincio dal commento di mons. Aiello. Prima, però, voglio chiedervi di pregare per una persona che non vedevo da molto tempo e ho rivisto proprio oggi. Vi confido che, quando vedo una persona piangere, penso automaticamente alle parole forse un po’ ciniche di uno psicologo che oltre 40 anni fa, durante una lezione disse, tra il serio e il faceto, a un gruppo di seminaristi: “Ragazzi, nel vostro ministero vi capiterà spesso di incontrare persone che piangono. Se sono donne, non dovete meravigliarvi. Anzi, c’è da meravigliarsi di una donna che non piange mai; ma se vedete piangere un uomo, lì dovete fare molta attenzione perché è molto più raro”. A parte questa battuta, più o meno discutibile (che mi fa pensare anche al capolavoro di Eduardo “Filumena Marturano”), oggi si è rivolto a me un uomo che, piangendo, mi ha supplicato di pregare per lui, precisando che soffre da circa un anno e mezzo, non riesce a guarire e letteralmente “non ce la fa più”. Io, erroneamente, penso spesso che le cause di morte sono più che altro il cancro e le malattie cardiovascolari; quindi, finora non avevo dato molta rilevanza alla sofferenza di questa persona, ma dopo aver visto oggi la sua stanchezza e ascoltato la sua supplica, ho subito preso l’impegno di pregare ogni giorno per lui e ho pensato anche a voi, alla vostra fede e alla vostra grande generosità.
Ecco ora la riflessione di monsignor Aiello. Auguro a me e a voi di saper “fare pulizia” e di non essere mai superficiali e incostanti (forse i peggiori nemici della Parola). Di questo commento mi aveva colpito anche il titolo. Se ho capito bene, sono parole di un grande poeta milanese del ‘900, un grande convertito, diventato sacerdote a oltre 50 anni, Clemente Rebora. La sua vita induce davvero a riflettere.
«Lectio Divina
La tua parola zittì le chiacchiere mie.
Lettura
La liturgia di questa domenica ci conferma la potenza della Parola che, come afferma Isaia, fa il suo corso, compie il suo ciclo, portando fertilità e vita dovunque giunga, con una puntualità impeccabile. “Come la pioggia e la neve… Così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto”. La Parola parte e arriva, spicca il volo dalla mano di Dio, vola sopra il mondo, entra in una casa, in una vita, in un grembo e vi si annida facendosi carne: diventa vita, parola, azione, sguardo, benedizione e, poi, vola in alto, come una stella che torni nella mano del suo Giocoliere.
Meditazione
Nel vangelo troviamo Gesù che a causa della folla è costretto a salire su una barca, affinché la Parola possa giungere a tutti. Si siede su una cattedra e insegna: la Parola è il seme che il contadino sparge con liberalità, con gioia, con abbondanza, con lungimiranza, con speranza. Nella parabola di Gesù, a differenza dell’automatismo del Profeta Isaia, si trova qualche inceppo, più di una resistenza, ostacoli vari. Tra la Parola e l’uomo c’è la libertà, l’apertura o la chiusura, il cuore spalancato o sprangato a doppia mandata. Per spiegarci questa variabile indipendente Gesù “fa l’agronomo” e ci dice che non tutti i terreni sono uguali.
Ci sono parti di me “asfaltate”, dove non penetra nulla e la Parola rimbalza senza lasciare tracce di vita. Ci sono zone semideserte, dove abbondano sassi e la Parola trova anche una striscia di terreno dove attecchire, ma, senza radici, è destinata a seccare. Scopro d’avere tanti spazi disordinati, dove crescono rovi e spine che finiscono per togliere aria al piccolo stelo di grano cresciuto in seguito all’ascolto; ma i rovi crescono più in fretta e hanno la meglio sulla Parola. Spero che nel mio cuore ci sia un appezzamento di buon terreno, vangato e sgombro di sassi, dove la Parola trovi spazio per essere seminata fino alla spiga matura. Di che cosa ho più paura per me e per gli altri? Cercando di rubare il mestiere al Buon Agronomo, ho imparato a temere di più il terreno infestato dai rovi e dalle spine, perché “la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza” soffocano anche i propositi più santi. Come ovviare? Bisogna fare pulizia ogni giorno nel campo, estirpando rovi, spine, erbacce e semi di baobab. Poi, ascolta e comprendi, e vedrai frutti abbondanti e sorprendenti.
Preghiera:
Grazie, Signore, per la splendida immagine della semina, con cui mi insegni ad accogliere la Parola. Donami un cuore pronto all’ascolto, come quello di Maria, e una attenzione continua perché il mio campo sia pronto alla semina. Donami il coraggio dell’aratro che rivolta la terra, fende e ferisce, ma fa in modo che nessuna Parola vada a vuoto.
Agire:
Oggi cercherò di riflettere su ciò che agita di più il mio cuore, e che è di ostacolo alla Parola che vuole crescere in me» (Aiello Arturo, La tua parola zittì le chiacchiere mie, in Messa meditazione 2023, luglio-agosto, pp. 149-150).