Stasera vi spedisco il discorso, che ha pronunciato oggi il Papa in occasione dell’Angelus. Vi segnalo, in particolare, i tre interrogativi finali e l’esortazione a intendere bene il “tempo libero”.
«Il Vangelo oggi ci parla di un re che prepara un banchetto di nozze per suo figlio (cfr Mt 22,1-14). È un uomo potente, ma è soprattutto un padre generoso, che invita a condividere la sua gioia. In particolare, rivela la bontà del suo cuore nel fatto che non costringe nessuno, ma invita tutti, anche se questo suo modo di fare lo espone alla possibilità di un rifiuto. Notiamo: prepara un banchetto, offrendo gratuitamente un’occasione di incontro, di festa. Questo è ciò che Dio prepara per noi: un banchetto, per essere in comunione con Lui e tra di noi. E noi, tutti noi, siamo dunque gli invitati di Dio. Ma un banchetto nuziale richiede da parte nostra tempo e coinvolgimento, richiede un “sì”: andare, andare all’invito del Signore, Lui invita ma ci lascia liberi.
Ecco il tipo di relazione che il Padre ci offre: ci chiama a stare con Lui, lasciandoci la possibilità di accettare o non accettare. Non ci propone un rapporto di sudditanza, ma di paternità e di figliolanza, che necessariamente è condizionato dal nostro libero assenso. Dio è molto rispettoso della libertà, molto rispettoso. Sant’Agostino usa un’espressione molto bella al riguardo, dicendo: «Dio, che ti ha creato senza di te, non può salvarti senza di te» (Sermo CLXIX, 13). E non certo perché non ne abbia la capacità – è onnipotente! – ma perché, essendo amore, rispetta fino in fondo la nostra libertà. Dio si propone, non si impone, mai.
Torniamo così alla parabola: il re – dice il testo – «mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire» (v. 3). Ecco il dramma della storia: il “no” a Dio. Ma perché gli uomini rifiutano il suo invito? Era forse un invito spiacevole? No, eppure – dice il Vangelo – «non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari» (v. 5). Non se ne curano, perché pensano alle proprie cose. E quel re che è padre, Dio, cosa fa? Non si arrende, continua a invitare, anzi allarga l’invito, finché trova chi lo accetta, tra i poveri. Fra loro, che sanno di non avere molto altro, tanti vengono, fino a riempire la sala (cfr vv. 8-10).
Fratelli e sorelle, quante volte non ci curiamo dell’invito di Dio perché intenti a pensare alle nostre cose! Spesso si lotta per avere il proprio tempo libero, ma oggi Gesù ci invita a trovare il tempo che libera: quello da dedicare a Dio, che ci alleggerisce e risana il cuore, che accresce in noi la pace, la fiducia e la gioia, che ci salva dal male, dalla solitudine e dalla perdita di senso. Ne vale la pena, perché è bello stare con il Signore, fargli spazio. Dove? Nella Messa, nell’ascolto della Parola, nella preghiera e anche nella carità, perché aiutando chi è debole o povero, facendo compagnia a chi è solo, ascoltando chi chiede attenzione, consolando chi soffre, si sta con il Signore, che è presente in chi si trova nel bisogno. Tanti, però, pensano che queste cose siano “perdite di tempo”, e così si chiudono nel loro mondo privato; ed è triste. E questo genera tristezza. Quanti cuori tristi! Per questo, perché chiusi.
Chiediamoci allora: io, come rispondo agli inviti di Dio? Che spazio gli do nelle mie giornate? La qualità della mia vita dipende dai miei affari e dal mio tempo libero o dall’amore per il Signore e per i fratelli, soprattutto per i più bisognosi?
Maria, che con un “sì” ha fatto spazio a Dio, ci aiuti a non essere sordi ai suoi inviti» (Francesco, Angelus 15-10-2023).
Mi ha molto colpito il fatto che oggi, festa di s. Teresa d’Avila, il papa ci ha regalato un documento per ricordare il 150° anniversario della nascita di s. Teresa di Lisieux. Ecco la preghiera con cui egli conclude tale Esortazione apostolica:
«Cara Santa Teresina, la Chiesa ha bisogno di far risplendere il colore, il profumo, la gioia del Vangelo. Mandaci le tue rose! Aiutaci ad avere fiducia sempre, come hai fatto tu, nel grande amore che Dio ha per noi, perché possiamo imitare ogni giorno la tua piccola via di santità. Amen» (Francesco, Esortazione apostolica C’est la confiance 15-10-2023).