Il brano del Vangelo di questa domenica (Mt 14,22-33) ci fa riflettere sulla fede e sulla fiducia, ma anche sulle nostre paure e sul modo di affrontarle. Mi sembra davvero opportuno collegarci con Mt 10,24-33. Vi consiglio di meditare tale brano e il commento che ne ha fatto monsignor Aiello. Mi ha colpito molto, in particolare, ciò che dice nella “Preghiera” e nell’ “Agire”. Ecco Mt 10,24-33.
«Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia! Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».
Ed ecco il commento del Vescovo di Avellino.
«Lectio Divina
La trappola della paura
Lettura
Continuando la lettura del capitolo 10 del Vangelo di Matteo, ci addentriamo nel Discorso Missionario, in cui Gesù enuncia un principio di assimilazione che offre una chiave di lettura di ogni persecuzione e difficoltà legate all’andare dell’apostolo: “Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore”. Il cammino irto di difficoltà è assimilazione del discepolo al Maestro, ripresentazione della Sua vita nella nostra, delle Sue vicende nelle nostre povere storie. Non è del persecutore e del carnefice che bisognerà avere paura, ma del Nemico che attenta alla stabilità della nostra vita cristiana.
Meditazione
Facciamo i conti con le nostre paure, che sono i grandi “freni” che impediscono la realizzazione delle cose grandi che Gesù ci ha messo nel cuore. “Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo…”: “Non temere”, “Non temete” sono avvertimenti che attraversano tutte le pagine della Bibbia, perché a contatto con una esperienza di Dio la prima a presentarsi è la paura. La paura di non farcela, di non essere all’altezza, di essere inferiori ad altri, di essere meno bravi, meno dotati, la paura che la chiamata sia oltre le nostre forze e il ministero che ci è stato affidato oltre le nostre reali possibilità. “Non posso, non ci riesco, non ce la farò mai”: sono le espressioni che uccidono la santità in noi, e che fanno abortire i grandi progetti che Dio sa formulare proprio a partire da poveri uomini e donne. La paura paralizza, impedisce di fare anche un passo, prosciuga la saliva in bocca e gela il sangue nelle vene, prende il cuore e lo stringe, la gola e la soffoca. La paura non fa spiccare il volo e ostacola il salto della fede, che è sempre nel vuoto. La paura si vince con atti di fiducia umile e forte. In questo stesso brano Gesù invita alla fiducia chiedendo: “Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro”, e poco dopo aggiunge: “Voi valete più di molti passeri”. Tutto accade davanti a Lui e nelle sue mani. La fiducia è sentirsi al sicuro anche nella valle oscura, “perché Tu sei con me”. “Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli”. Lottiamo nella vita per essere riconosciuti dal Signore.
Preghiera:
Espongo le mie paure davanti a Gesù, le chiamo per nome, le scopro come un malato svela le piaghe dinanzi al medico. Ripeto più volte: “Tu sei con me, non temo alcun male!”. Lascio che Lui le tocchi e le sciolga come neve al sole. Mi rannicchio come un bambino in braccio a sua madre. Mi addormento.
Agire:
Oggi, nel compiere le mie faccende di ogni giorno, cercherò di aprire il cuore e mi sentirò guardato, protetto e benedetto, da Dio, Padre di misericordia» (Arturo Aiello, La trappola della paura, in Messa meditazione 2023, luglio-agosto, pp. 141-142).
Io ritengo di importanza decisiva il coraggio, ma ho molta simpatia per chi soffre varie paure, perché penso che chi non ha mai paura spesso è incosciente, temerario, superficiale e manca di senso di responsabilità. La questione vera non è avere o meno paura, ma come l’affrontiamo. Alla fine del Discorso della montagna (cfr. Mt 7, 24-27) Gesù parla di pioggia che cade, di venti che si abbattono, di fiumi che straripano, ma ci rivela in modo splendido cosa è importante perché la nostra casa (= la nostra vita, la nostra famiglia, la nostra parrocchia) non crolli.